Prosegue il nostro viaggio alla scoperta degli editori; interviene questa volta Massimo Amgelini che ci presenta Pentàgora, “un laboratorio editoriale per artigiani di cultura” come è scritto nel blog. Pentàgora è un progetto nato per fare incontrare lettori e scrittori e dare spazio a ricerche, riflessioni e narrazioni dedicate al mondo rurale, alle storie, ai costumi e agli affetti della gente comune, alle comunanze di luoghi, conoscenze, risorse e simboli e ad altro che ora non sappiamo intravedere ma il tempo ci racconterà. Il loro impegno è produrre libri curati nella forma, economici nel prezzo (con rispetto per i materiali usati, per chi scrive i libri e per chi lavora alla loro pubblicazione), scritti con un linguaggio comprensibile, senza sconti alla qualità e al rigore.
1. Da quanto tempo fai l’editore?
Ormai sono tre anni tondi: ho cominciato alla fine del 2012, dopo averci pensato su per quasi due anni.
2. Come hai definito le tue scelte editoriali?
Pentàgora è orientata al mondo rurale, ma non in modo esclusivo. Quando ho iniziato avevo in cuore alcuni desideri, pochi ma precisi: non fare editoria assistita o a pagamento (né direttamente, né indirettamente, come fa, per esempio, chi chiede all’autore di comprare poche o tante copie), riconoscere i diritti d’autore fin dalla prima copia venduta (la quota che riserviamo all’autore è il 18%), pubblicare solo opere che, al di là della loro bellezza o attrattiva, mi convincano profondamente e convincano all’unanimità il comitato editoriale, tentare di far quadrare la cura editoriale con un prezzo accessibile (il prezzo dei nostri libri non supera i 14 euro), pubblicare libri per molti (perciò non accogliamo testi accademici, tesi di laurea, libri esoterici o scritti con lingua troppo ricercata o contorta).
3. Quali sono le principali difficoltà in genere e quelle che hai affrontato tu?
Malgrado numerosi invii, non siamo ancora riusciti a guadagnare l’attenzione di critici e recensori sulle testate nazionali, neppure una risposta, un “grazie, non interessa”. La mia piccola impressione è che, al di là della qualità buona o meno buona delle opere presentate, sia importante entrare in una rete di contatti che per ora vive fuori dalla nostra portata.
Un’altra difficoltà è legata ai costi di distribuzione: per ora l’abbiamo risolta gestendo una minima distribuzione mirata e diretta, e scommettendo sulle vendite on-line.
Infine, c’è il tempo richiesto dalla lettura dei numerosi inediti che ci vengono proposti, mediamente uno ogni dieci giorni, in nove casi su dieci non accolti.
4. Che periodo è questo per le piccole case editrici italiane?
Credo che, in questo tempo d’improvvisazione in tutti i campi, qualunque attività basata sulla buona qualità possa più facilmente distinguersi ed essere premiata, anche la piccola editoria, purché l’editore riesca ad attirare un proprio pubblico, a coltivarne l’attenzione, a restare riconoscibile (senza cedere alla tentazione di pubblicare di tutto un po’) e credibile senza mai abbassare la guarda su scelte e qualità.
5. Quali sono gli argomenti o le iniziative che attualmente ti sembra attirino di più i lettori ?
La buona narrativa e i manuali di agronomia divulgativa mediamente sono accolti con favore. Le presentazioni, quando sono bene organizzate, a volte attirano un’apprezzabile attenzione – soprattutto se sono accompagnate da momenti conviviali o teatrali. Ho notato che mediamente funzionano meglio nei paesi che nelle città dove spesso si perdono fra molti altri eventi.
6. Cosa pensi degli ebook? Li hai inseriti nel tuo catalogo? Pensi di dargli uno spazio specifico?
Penso che gli ebook funzionino bene con l’editoria scolastica, quella tecnica e con la letteratura di largo consumo, quella, per capirci, che facilmente s’incontra negli autogrill o negli uffici postali. Per chi, al di là del contenuto, ama il libro nella sua unità organica e materiale, e la lettura come esperienza complessa, anche tattile, anche olfattiva, penso che il libro virtuale possa non essere attraente: anche per queste ragioni non pubblichiamo ebook.
7. Sono importanti i festival e le fiere per rafforzare il contatto con i lettori? Qual è l’ultima fiera a cui hai partecipato?
Ho partecipato a diverse fiere, ma finora senza riceverne soddisfazione e vero contatto con i lettori; senza, poi, tralasciare che i costi previsti per alcune manifestazioni dedicate ai libri (penso ai saloni di Torino e Roma) sono decisamente scoraggianti per un piccolo editore. Osservo che negli ultimi anni anche i festival letterari si sono moltiplicati, ma sinceramente non so dire quanto servano a fare conoscere la piccola editoria, piuttosto che a promuovere una cultura dell’evento e una qualche forma di divismo per gli autori più noti e popolari. Non so…
8. Quali sono i tuoi programmi per il 2016?
Proseguire con il ritmo di 10/12 titoli l’anno, scelti fra le molte proposte che ci vengono rivolte. Probabilmente riusciremo a fare tradurre alcuni grandi narratori poco o per nulla conosciuti al pubblico italiano: il “campagnolo” russo Vassilij Belov; il curdo Mehmed Uzun; Vasyl Barka e il suo romanzo dedicato allo sterminio per fame dei contadini ucraini negli anni 1932-33. Sul lato tecnico, attendiamo un importante e innovativo saggio di Salvatore Ceccarelli sulla semina dei cereali attraverso i miscugli.
(nell’immagine in alto, il dipinto di Van Gogh “vaso con oleandri e libri”)
(vedi anche gli interventi precedenti di questo nostro piccolo viaggio tra gli editori; vedi inoltre sempre sul nostro blog la scheda di “Contadini sulla strada” di Fabrizio Bottari, edito da Pentàgora)