Archivio tag: Chiarelettere

I buoni, di Luca Rastello

rastello-204x300Titolo: I buoni
Autore:
Luca Rastello
Casa editrice: Chiarelettere

“Come è buono lei”, dice Fantozzi al suo capo mentre si congeda camminando all’indietro e stropicciando il basco tra le mani, come se solo lo stigma del potere potesse conferire la qualifica di “buono”, come uno status da cui i comuni mortali, come noi e Fantozzi, sono esclusi. E’ una delle frasi più celebri di Fantozzi, che si alterna quasi come un sinonimo a “Come è umano lei”, che però già contiene un lontano retrogusto, l’aria di un sarcasmo sottile, quello di cui comunque sono capaci gli esclusi.

Il libro di Luca Rastello “I buoni” – che ho comperato un anno fa, quando uscì accompagnato da un vivace dibattito e alcune stizzose polemiche, ma che poi ho letto soltanto pochi giorni fa – l’ho trovato molto gradevole letterariamente, forse a tratti difficile perché inconsueto nella lingua, ma sempre capace di restare sul filo di una tensione quasi febbricitante e attenta, viva, lucida, anche spietata in quanto decifrante tanta psicologia di gruppo – mi viene in mente Bion – pur senza usare mai categorie cliniche, bensì quelle della tensione etica e dell’analisi dei meccanismi del potere, attualizzati alla realtà dell’oggi.
È anche un libro assai coraggioso, ma non tanto o non solo, secondo me, perché sullo sfondo s’intravede – questi sono i meccanismi delle analogie che più o meno meccanicamente tutti o quasi siamo indotti a riprodurre – la figura di Don Ciotti, cioè quasi un tabù. Ed infatti è proprio da qui – mescolando realtà a romanzo – che sono partite tante discussioni, polemiche: tra gli interventi che più spiccano ci sono quelli di Gian Carlo Caselli e di Nando Della Chiesa (ma gli interventi sono tanti, il sito Oblique ne ha raccolti diversi e li ha resi disponibili in rete)  e poi precisazioni e successive repliche, da parte dello stesso autore, il quale smentisce questo meccanismo automatico di trasposizione tra la realtà e il romanzo, anche se un romanzo comunque serve per discutere della realtà; replica Rastello: “(…) quando ho voluto scrivere un pamphlet (per esempio sugli scrittori che dissertano di democrazia sui giornali) l’ho fatto con nomi e cognomi in chiaro. Molti sassi ho lanciato, mai nascosto la mano, mai fatto velo con eufemismi, travestimenti o retoriche. La scelta di scrivere un romanzo è tutt’altra cosa: è la scelta di affrontare temi generali, se non universali, che riguardano prima di tutto i lati oscuri di chi scrive. Ho voluto raccontare un male che è ovunque e che io per primo porto dentro.(…)” Continua a leggere