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“Non tutti i bastardi sono di Vienna”

“Non tutti i bastardi sono di Vienna”, di Andrea Molesini, Sellerio editore.

Un romanzo che nasce  da un diario, la vita vera che si trasfigura nella fantasia per essere meglio evidenziata, e per fare questo chiama a raccolta tutta l’immaginazione che lo scrittore riesce a mettere in campo, da tramutare poi nelle parole giuste della narrazione, con uno sguardo che in questo caso è sempre in presa diretta, con l’io narrante che segue tutto in prima persona, di sequenza in sequenza, ciascuna inanellata nell’altra, primi piani dei personaggi di quel microcosmo isolato e tranquillo in un angolo di mondo appartato, tra pianura e montagna, con Venezia sullo sfondo ma mai presente davvero, remota, quasi a rimarcare che qui la Storia non è di casa, ma poi la Storia arriva, presa in scacco sulle rive di quel fiume, e all’improvviso quel microcosmo non è più appartato, si ritrova al centro di grandi o forse anche piccole strategie, tra Storia e storie, dipende tutto dai diversi punti di vista, ogni personaggio inizia a misurare qui, di nuovo, perché ciascuno ha già una storia precisa e non emerge dal nulla, si trova a rimisurare il senso di sé, una metamorfosi nuova e più potente, che nessuno ha invocato o cercato, ma che tutti affrontano, con la calma delle abitudini di giorno dopo giorno, che si ripetono anche se non sono più le stesse, perché nulla alla fine sarà come prima, né potrà ovviamente esserlo. Ma di questa ovvietà ce ne accorgeremo davvero e senza via d’uscita soltanto dopo, dovremo arrivare alle ultime pagine per rendercene conto.
“Non tutti i bastardi sono di Vienna”: prima o poi, mentre leggevo, ho aspettato con curiosità crescente di vederli in azione, chi fossero davvero questi altri bastardi, e quando all’improvviso entrano in scena è una vera sorpresa la prospettiva di ogni senso che si ribalta, e ci mostra il lato in fin dei conti ovvio, che è già cresciuto pagina dopo pagina,  ma che ancora non vedevamo o non ammettevamo con chiarezza, la metamorfosi già avvenuta, quasi a nostra insaputa. L’ho trovato interessante questo libro, ricco anche di tanti altri aspetti, informazioni, dettagli perchè è dai dettagli che si osserva meglio la realtà dell’insieme, il modo allora, un secolo fa, di sentire e concepire la vita, la visione del mondo e delle cose, e poi le relazioni i tra i generi e tra le classi sociali, e poi la guerra, e le abitudini e la vita quotidiana, gli angoli visuali che restituiscono un mondo reale. Immagino che l’autore abbia compiuto un approfondito lavoro di ricognizione, e di assimilazione, prima di ripresentarci questo attraverso le proprie parole.

(“Non tutti i bastardi sono di Vienna” è il libro su cui abbiamo conversato con Alessandro Seri all’ultimo incontro del circolo di lettura presso la Biblioteca Planettiana di Jesi; il prossimo appuntamento è il 18 aprile con “Accabadora” di Michela Murgia, Einaudi)