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L’incontro con Ezio Bartocci

Ecco qui un po’ di foto, le prime che mi sono arrivate, sull’incontro di giovedì scorso 8 ottobre alla Biblioteca Planettiana, in pochi intimi, distanziati come la prudenza oltre che le norme consiglia di fare, per il primo incontro con Le Marche in Biblioteca 2020.

Dopo la presentazione della rassegna e il saluto dell’Assessore alla Cultura Luca Butini, in apertura dell’incontro e in chiusura due letture a più voci con Grazia Tiberi, Elisabetta Benedetti e Tullio Bugari (Arci Voce aps), accompagnate dalla tromba di David Uncini, per proporre e animare il testo di Antonio Emiliani, nella cartella Sulla Breccia curata da Ezio Bartocci.

Nella pausa tra le due letture in musica Ezio Bartocci ci ha raccontato del suo lavoro, come è nata l’idea, da quali altri percorsi di ricerca artistica e storica è scaturita e come poi ha preso corpo, senza escludere gli aneddoti che accompagnano lo sviluppo di qualsiasi lavoro che procede per incontri e scoperte successive, dettagli come chiavi che aprono orizzonti che a loro volta ne stimolano altri, coincidenze ritrovate tra i personaggi e i contesti in cui le loro storie sono avvenute, suggerendoci così ad ogni passo anche possibili ulteriori approfondimenti, per conoscere e seguire anche altre storie, riattualizzazioni di quel passato che è all’inizio dei nostri sguardi, modelli culturali e modi attuali di sentire. Di quel passato che dialoga con noi.

Calarsi in queste atmosfere e riflessioni all’interno della sala maggiore della Biblioteca Planettiana, e all’interno di quel palazzo che è più di un simbolo della nostra città, e soprattutto è un universo intero di documentazione e memorie raccolte, non a caso ma inseguendo nel tempo i propri percorsi, dai quali attingere ancora, costituisce senz’altro un’emozione e uno stimolo in più.

Così, tra gli squilli di tromba che in sottofondo alla lettura leggeri riecheggiavano l’ingresso dei bersaglieri a Roma, mentre Pio IX ricordava ai suoi che il momento della resa era giunto e iniziava per la corte pontificia un altro corso, la cartella “Sulla Breccia” ci ha consentito di riabbracciare con lo sguardo quell’intero mondo, sgombrandolo anche di possibili enfasi retoriche centrate sull’avvenimento in sé.

La lingua usata da Emiliani nel suo racconto, scritto diciotto anni dopo la presa di Porta Pia, ha una leggerezza e un’essenzialità che fanno sembrare attuali anche le parole oramai desuete nel linguaggio quotidiano, ma forse più piene, come se le avesse scelte con cura cercando la sonorità più adeguata alle immagini che rievocano, aiutandoci a sentirci dentro quel racconto.
La stessa essenzialità cogliamo nel ritratto tricolore che in copertina rappresenta il re d’Italia, e scorrendo i fogli della cartella di Bartocci, nella scelta delle immagini, dei colori e dei caratteri.

 

Tra il rosso della chioma

Giovedì 8 ottobre alle 21.15, primo incontro della rassegna Le Marche in Biblioteca 2020.

Il 20 settembre 1870 con la “breccia di porta Pia” cade il potere temporale dei papi e inizia il governo dello Stato laico. Più o meno. Il testo di Antonio Emiliani, originario di Falerone, riproposto ora da Ezio Bartocci con il titolo “Sulla Breccia” – tratto dall’ultimo capitolo del libro pubblicato a Fermo nel 1889 – e con una cartella pregevolmente curata – in copertina il  festoso ritratto tricolore, essenziale, di Vittorio Emanuele II, focalizza  con leggerezza tra il rosso della chioma e il verde del debordante “onor del mento”  uno dei volti più caratteristici della nostra storia – stuzzica la mia curiosità verso un Fatto storico che non mi sembra sia proprio al centro delle attenzioni. Nonostante l’anniversario dei centocinquanta anni.

Senza nessuna velleità di storico, che non sono, ma con la leggerezza tranquilla del curioso, raccolgo qualche stimolo.

Il testo di Emiliani mi sembra che abbia una sua leggerezza particolare che lo distingue dai toni più enfatici o retorici di testi prodotti già allora e in tempo reale da scrittori e commentatori, o comunque dai toni di un immaginario popolato da atti fieri d’eroismo e da allegre marcette di bande militari. Emiliani è un testimone diretto di quel Fatto, di cui scrive però diciotto anni dopo, e lo fa col tono di chi racconta: me lo immagino davanti ad un gruppo di ascoltatori che un po’ legge dai suoi fogli e un po’ narra, rivivendo a distanza di tempo le diverse emozioni di allora, che non sono prive naturalmente di sentimento patriottico, avendovi partecipato in prima persona, o di immagini degli assalti e delle grida di gioia e di stupore dei vincitori, e insieme però con gli occhi attenti a tanti dettagli talvolta definiti minori, dalle macerie a terra, ai feriti, a chi si aggira prestando i primi soccorsi ai feriti, al rammarico dei perdenti, o al popolo memore delle recenti repressioni e che dunque si aggira ai margini della battaglia in cerca dei Pontifici in fuga, da arrestare. Insomma, la battaglia con i suoi slanci eroici, che commuovono ancora i suoi ricordi, e insieme anche i suoi risvolti umani, che quell’entusiasmo un po’ magari lo stemperano e lo avviano forse verso una maturità più pacata.

Porta Pia all’epoca. Immagine presente nella cartella.

Pio IX, il “nostro” Papa Mastai Ferretti, compare due volte nel racconto, come a sottolinearne l’attesa e poi il momento della decisione, mentre osserva o ascolta i fragori della battaglia e dell’assalto di Nino Bixio, e quando poi ordina la resa appena gli giunge la notizia che è stata aperta una breccia.

Mi pare che Pio IX fosse ben cosciente della netta superiorità del neo esercito italiano – contro cui non aveva alcuna chance, soprattutto dopo il ritiro delle guarnigioni francesi richiamate in patria per la guerra franco prussiana – tuttavia aveva ugualmente rifiutato fino all’ultimo qualsiasi accordo per la cessione del potere temporale, perché gli serviva dimostrare d’essere stato cacciato con la forza: diede così l’ordine di schierarsi per combattere ma già pronto ad arrendersi al primo ingresso dei bersaglieri in città. Ecco dunque la battaglia, i colpi di cannone e i morti, non molti, non migliaia ma alcune decine, ma pur sempre vittime sono.

Avevano tentato di convincere Pio IX anche con sollevazioni insurrezionali dall’interno, ma senza successo, erano state represse con violenza, così come era stato sconfitto Garibaldi a Mentana tre anni prima, quando ancora c’erano i francesi. A Roma vigeva la pena capitale e Pio IX esercitava ancora il potere di comminare condanne a morte. Toccò a Giovanni Monti e Gaetano Tognetti, decapitati nel 1867. Oltre al potere temporale aveva voluto consolidare ancora di più quello spirituale, se mi è consentita la battuta, infatti il 18 luglio 1870, qualche settimana prima della “breccia di Porta Pia” aveva istituito il dogma dell’infallibilità del papa in materia di fede e di morale. E magari fu a suo modo proprio un atto lungimirante, per lasciare a sé e ai suoi successori un potente strumento per poter almeno interferire nelle decisioni dei governi italiani a venire.

Il 2 ottobre, intanto, fu un plebiscito che con circa il 99% dei voti stabilì e legittimò l’annessione di Roma e del Lazio all’Italia e gettò le basi per Roma capitale. La città allora era compresa tutta all’interno delle Mura Aureliane e non arrivava a duecentomila abitanti , contro il quasi mezzo milione di Napoli o i circa 300 mila di Milano.

Tornando però al testo di Emiliani, da cui sono divertito anche per l’incontro con parole ed espressioni oramai desuete nella nostra lingua, ma forse anche allora usate più per rendere elegante il modo del raccontare, e meno nel linguaggio quotidiano; oltre a questo, però, mi traspare proprio da quel modo di raccontare, e da quel linguaggio e quello sguardo che non trascura i risvolti umani della battaglia, che non si tratta soltanto di rievocare un Fatto storico, quanto piuttosto un contesto, cioè un Mondo, un modo di sentire. Un sentimento, lo definirei.

Mi colpisce allora la cura dei dettagli, dello sguardo attento a soffermarsi, nel suo muoversi tra le barricate, lungo le strade solcate da ferite, tra gli schiamazzi che ode qui o gli squilli di tromba là, che in sottofondo arrivano quasi senza disturbare quell’aria, mi trasmette il senso del tempo, del suo ritmo e del suo scorrere, spingendomi a immaginare le vie più intime di Roma, quelle del cosiddetto popolo, degli artigiani, dei viandanti, un po’ spettatori e un po’ partecipi e coinvolti, un po’ liberati e che infatti poi votano in massa per l’annessione. Insomma, prendo in mano quelle pagine di Emiliani e mentre le leggo ad alta voce, sento mettersi in movimento un buon mare di suggestioni, il tono del suo racconto mi concilia in questo e mi stuzzica ad altro.

La cartella curata da Bartocci, il semplice lavoro di impaginazione, scelta delle immagini dei colori e dei caratteri, mi restituisce lo stesso tipo di sentimento, suggerendomi la sorprendente ricchezza di un mondo, sottratto a sbrigativi stereotipi retorici.

Così, quasi per paradosso, mi accade d’immaginare sullo sfondo del racconto proprio il Fatto storico, e la Storia non semplice e non poca sia di quei giorni complessi – da lì a pochi mesi, mentre Roma si festeggia “Capitale”, Parigi conosce le illusioni e la carneficina della Comune – sia degli anni a venire, fino ad oggi, con molte questioni ben aperte sul tema della laicità, eccetera e ancora eccetera. Mi viene in mente, da ultima, la beatificazione di Pio IX nel Duemila, l’anno del Giubileo.

 

Sulla Breccia per ricordare i 150 anni della presa di Porta Pia per Roma Capitale. A cura di Ezio Bartocci

Sulla Breccia, di Antonio Emiliani
Cartella (a cura di) Ezio Bartocci
Edizione di Garofoli, Sassoferrato

Giovedì 8 ottobre alle 21.15, per il primo incontro con Le Marche in Biblioteca 2020, presentazione della cartella di Ezio Bartocci  “Sulla Breccia” nel 150° della conquista di Roma attraverso lo sfondamento di Porta Pia (20 settembre 1870) per l’annessione al regno e l’elezione di Roma a Capitale d’Italia.

«La copertina della cartella – scrive Monica Cirillo sulla rivista La Voce del tabaccaio dell’11 settembre – propone un festoso ritratto patriottico di Vittorio Emanuele II.  Il titolo “Sulla Breccia” è lo stesso dell’ultimo capitolo del libro “Bozzetti: sulla via di Roma” di Emiliani. Il giovane patriota (Falerone, 1848 – Montegiorgio 1916) pubblicò i suoi ricordi a Fermo, dopo diciannove anni dalla storica vicenda a cui aveva partecipato rimanendo ferito.
La riscoperta, scrive Bartocci nella bandella interna, insieme alla biografia di Emiliani, è stata favorita in questo caso dalla forzata clausura dei mesi scorsi:  “… mi sono soffermato sul capitolo conclusivo che descrive le ore salienti di quel memorabile 20 settembre di centocinquant’anni fa. Pagine che tornano interessanti e in qualche modo attuali grazie al meccanismo che scatta in occasione delle ricorrenze.   Decido di riproporle insieme ad alcune immagini appropriate per dar forma ad una edizione originale…”. »

La presentazione della cartella sarà accompagnata dalle letture del gruppo Arci Voce e dagli interventi musicali di David Uncini.

Caratteristiche: cartella a tre ante, formato chiuso cm.17x 33,5, aperto cm.55×58; contenente 4 fogli doppi/16 facciate; formato chiuso cm. 16,5×33 – aperto cm. 33×33; stampa digitale a colori su cartoncino Tintoretto Fedrigoni da gr.200; costo di 25 euro; per info e acquisti: info@manifestiindigitale.it o tel. 0732/95159 – 0732/619352).