Leggere è sovversivo?

“Quel primo giorno domandai ai miei studenti quale ritenevano fosse il compito della narrativa: in altre parole perché avremmo dovuto scomodarci a leggerla. Era un esordio
azar-nafisi-a-festivaletteratura-300x225insolito, ma catturò la loro attenzione. Spiegai che nel corso del semestre avremmo letto e studiato molti autori che, per quanto diversi tra loro, potevano essere considerati sovversivi. Per alcuni, come Gorkij o Gold, la sovversione era un obiettivo politico dichiarato: per altri, come Fitzgerald o Mark Twain, faceva parte – in modo più nascosto ma anche più prepotente – della loro natura. Li avvertii che saremmo tornati sul termine ‘sovversivo’, perché il senso che davo io alla parola era un po’ diverso dalla sua accezione comune. Scrissi sulla lavagna una delle mie citazioni di Adorno preferite: “La più alta forma di moralità è sentirsi degli estranei in casa propria.” Spiegai che spesso le grandi opere di fantasia servivano proprio a questo, a farci sentire estranei a casa nostra. La migliore letteratura ci costringe sempre a interrogarci su ciò che tenderemo a dare per scontato, e mette in discussione tradizioni e credenze che sembravano incrollabili. Invitai i miei studenti a leggere i testi che avrei loro assegnato soffermandosi sempre a riflettere sul modo in cui li scombussolavano, li turbavano, li costringevano a guardare il mondo, come fa Alice nel paese delle meraviglie, con occhi diversi.”
(da “Leggere Lolita a Teheran” di Azar Nafisi)

(la foto di Azar Nafisi è tratta da QUI)

 

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