La Simeide in letture e canzoni

Con il libro “LA SIMEIDE. Una lotta vincente” di Tullio Bugari, Seri editore, 2019, si è conclusa giovedì 31 ottobre la quarta edizione di Le Marche in Biblioteca, che quest’anno ha impegnato tutti e cinque i giovedì del mese di ottobre.

Il libro era stato già presentato a Jesi lo scorso mese di marzo con una serata organizzata dalla sezione di Jesi dell’Istituto Gramsci Marche, dalla Fiom e dallo Spi Cgil di Ancona e da Arci Marche, un convegno con gli interventi di tanti “ex”, cioè testimoni diretti di quella esperienza, i quali avevano portato le loro ulteriori testimonianze. L’autore si era “limitato” a prendersi una mezz’ora (“ci basta una mezz’ora, una mezz’ora almeno”) per introdurre gli interventi dei relatori con una scelta di letture dal libro, facendosi accompagnare da un buon numero di amici, cioè alla lettura le lettrici dell’associazione Arci Voce e alle canzoni i musicisti della Vi Cunto e Canto band. Tutti emozionati per l’enorme partecipazione, la gente così tanta per la prima uscita del libro che non ci fu posto per tutti in sala (sala troppo piccola?).

Giovedì 31 in biblioteca, per ripresentare di nuovo il libro ma in una diversa forma, l’autore si è “limitato soltanto” alla lettura e alle canzoni – sempre accompagnato da Arci Voce e Vi Cunto e Canto band – ma con un reading concerto di maggior respiro, di un’ora e più, con una scelta di letture più ampia, offrendo a chi era presente alcuni degli eventi principali accaduti nei venti anni della “vertenza” della Sima, dei quali i primi dodici anni, la prima fase, vanno dalla conferenza di produzione che si tenne nel gennaio 1977 – quarantadue anni fa proprio nella stessa sala maggiore della Biblioteca dove eravamo ieri sera – fino alla fine del 1988, quando si siglò l’accordo, approvato in fabbrica dall’assemblea degli operai e impiegati della Sima, che consentiva il passaggio, finalmente, ad un imprenditore che si impegnava a dare continuità alla produzione e a salvaguardare i livelli di occupazione. E poi la seconda fase, di ulteriori otto anni, che a chi vi restò coinvolto sembrarono ancora più lunghi, quelli dell’applicazione non scontata dell’accordo siglato, che non riuscì a riassorbire tutti gli operai ma ne lasciò fuori un centinaio, i quali però non si dispersero ma rimasero organizzati, con i mezzi che potevano, e solidali tra loro si batterono, fino al 1996 quando anche “l’ultimo dei cassa integrati” – titolava così il Corriere Adriatico, intervistando Cesare Tittareli, il portavoce del comitato, che oramai veniva chiamato da tutti il comitato dei “senza fabbrica” – fu assunto, da un’altra ditta ma ritrovò un’occupazione.

Una lotta vincente, nella prima fase, con una coda, nella seconda fase, che regala a quella vittoria un retrogusto amaro. Nel libro l’autore la definisce una vittoria con il retrogusto, per sottolineare che può essere apprezzata fino in fondo come tale solo ricomprendendo anche l’intera seconda fase, e dunque a quel punto è una vittoria più piena e veramente di tutti. L’autore lo dice a distanza di oltre venti anni dal suo epilogo, nell’esigenza di recuperare il senso di quella lotta importante – degli operai con la partecipazione della città – che invece, senza un’adeguata rielaborazione o attenzione può rischiare perfino di essere dimenticata, o non apprezzata in tutti i suoi aspetti, e il cui esito vincente più visibile è l’esistenza in attività ancora oggi – sotto l’insegna della Caterpillar, che intervenne nel 1996 – dello stabilimento di via Roncaglia che fu della Sima, e che non smise mai di funzionare.
La ricostruzione della memoria dovrebbe servire a rendere più evidenti anche gli esiti vincenti non immediatamente visibili.
Non è una memoria semplice e forse nemmeno del tutto così condivisa, ma è un pezzo importante della memoria della città. Il libro ricostruisce questa storia grazie all’ampia documentazione raccolta allora, dal vivo, da due operai della Sima protagonisti loro stessi in prima persona, Cesare Tittarelli e Paolo Mancini. Il Fondo Tittarelli, che è quello principalmente consultato dall’autore, è custodito dal Centro Studi Libertari Luigi Fabbri di Jesi, del quale Cesare faceva parte; l’altro Fondo si trova presso l’Istituto di Storia del Novecento ad Ancona. Un terzo archivio, citato ampiamente nel libro, è quelllo custodito dall’ex sindaco Aroldo Cascia. Tra le citazioni riportare nel libro, poi, ci sono molti articoli di giornale nonché le testimonianze, raccolte negli ultimi anni, di alcuni protagonisti di quel consiglio di fabbrica.

Le letture dell’autore e delle lettrici di Arci Voce sono state accompagnate dalla proiezione di molte foto dell’epoca, trovate dall’autore nella documentazione consultata, e dalle canzoni della Vi Cunto e Canto band, tutte originali e alcune composte proprio per commentare alcuni momenti specifici raccontati nel libro, come la canzone “Treni alla stazione”, per ricordare gli oltre venti blocchi ferroviari alla stazione di Jesi, quando uno degli operai aveva l’incarico di salire sulla cabina dei macchinisti e dire “ci basta una mezz’ora, una mezz’ora almeno”.
La storia della Sima è diventata “La Simeide”, un’epopea moderna di operai di periferia, e “La Simeide” è diventata una storia da rappresentare, come uno spettacolo da condividere insieme.
(altre FOTO della serata, un articolo su QdM)




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