Operette morali: 3. Dialogo della Moda e della Morte

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di Giacomo Leopardi

Moda: “Io sono la Moda, tua sorella.”
Morte: “Mia sorella?”
Moda: “Sì: non ti ricordi che tutte e due siamo nate dalla Caducità?”
Morte: “Che m’ho a ricordare io che sono nemica capitale della memoria.”
Moda: “Ma io me ne ricordo bene; e so che l’una e l’altra tiriamo parimente a disfare e a rimutare di continuo le cose di quaggiù, benché tu vadi a questo effetto per una strada e io per un’altra.”

Sul dialogo tra la Morte e la Moda, che si dice sua sorella, Antonio Prete ha scritto: “Il corpo dell’uomo, su cui l’una e l’altra agiscono, le rende prossime, ma il corpo è anche il vero soggetto che, fuori di scena, muove il dialogo. (…) La Moda lavora per la Morte nel senso che ha realizzato la morte, non il suo sapere o il suo desiderio, ma la civiltà come morte, come produzione di morte, come assenza di movimento, di critica, d’immaginazione…”.