“L’Accademia dei Sillografi (…) ha tolto a considerare diligentemente le qualità e l’indole del nostro tempo, e dopo lungo e maturo esame si è risoluta di poterlo chiamare l’età delle macchine, non solo perché gli uomini di oggidì procedono e vivono forse più meccanicamente di tutti i passati, ma eziandio per rispetto al grandissimo numero delle macchine inventate di fresco ed accomodate o che si vanno tutto giorno trovando ed accomodando a tanti e così vari esercizi, che oramai non gli uomini ma le macchine, si può dire, trattano le cose umane e fanno le opere della vita…”
La quarta operetta racconta con ironia del “bando di un concorso per la costruzione di tre macchine, in grado di realizzare quello che i rapporti degli uomini e l’invito dei filosofi non hanno potuto realizzare – l’amico ideale, l’uomo virtuoso, la donna ideale” e della “fiducia che lo sorregge: l’estensione delle macchine alla lingua dello spirito, alla produzione dei sentimenti, il progetto insomma di un’umanità sottratta ai negozi della vita più che si possa” (A. Prete).