Titolo: La Simeide. Una lotta vincente
Autore: Tullio Bugari
Casa editrice: SeriEditore
GIOVEDÌ 31 ottobre ore 21.15, per l’ultimo appuntamento con Le Marche in Biblioteca edizione 2019, presentazione del libro sulla storia della Sima di Jesi nel Novecento, con la ricostruzione della lunga vertenza tra gli anni Settanta e Novanta, la mobilitazione operaia, il supporto della città, le soluzioni. Per l’occasione l’autore presenterà il libro con un reading, accompagnato dalle letture dell’Associazione Arci Voce e dalle canzoni della Vi Cunto e Canto band.
Dall’introduzione dell’autore:
«La Simeide» è la storia dal punto di vista degli operai nel senso che letteralmente l’ho ricostruita attraverso il loro sguardo, utilizzando i documenti prodotti e raccolti da loro giorno per giorno, da due operai in prima fila nel Consiglio di fabbrica: volantini, comunicati stampa, verbali di riunioni, articoli di giornali, documenti ricevuti dalla Direzione o dal Commissario straordinario, comunicazioni giudiziarie e avvisi di comparizione, telegrammi, e poi le loro analisi.
Le due raccolte sono in larga parte simili. Per comodità ho consultato principalmente il fondo di Cesare Tittarelli, custodito dal Centro Studi Libertari Luigi Fabbri di Jesi, un gruppo politico di tradizione culturale anarchica di cui Cesare era un’attivista. Un militante. Nel libro cito questi documenti con la sigla AT: Archivio Tittarelli. L’altro fondo è di Paolo Mancini, custodito dall’Istituto di Storia del Novecento di Ancona, che cito con la sigla AM: Archivio Mancini. Cesare Tittarelli e Paolo Mancini erano amici e lavoravano insieme al Collaudo, e imitandosi uno con l’altro hanno fatto un lavoro pregevole di raccolta delle memorie, ai fini della loro ricostruzione e trasmissione. Ho consultato inoltre l’archivio di Aroldo Cascia, custodito da lui stesso, che fu Sindaco di Jesi dal 1975 al 1983, quando fu eletto Senatore, continuando a seguire la vicenda nei suoi risvolti parlamentari.
Anziché ricostruire i lineamenti generali della vicenda, da cui emergono di più i passaggi istituzionali di accordi siglati, impegni politici o decreti deliberati, ho preferito “il ritmo della cronaca”, cercando di ricostruire lo sguardo “in diretta” degli operai, perché erano immersi nella cronaca e vi agivano con le scelte da prendere giorno per giorno, basandosi sulle informazioni che riuscivano a raccogliere, e poi socializzavano con i loro comunicati diffusi a un ritmo quasi quotidiano (…) seguendo il susseguirsi giorno per giorno delle assemblee, dentro la fabbrica o aperte in città, delle riunioni in Consiglio Comunale o in Regione o al Ministero, dei blocchi delle merci, degli scioperi, i blocchi stradali o ferroviari, le denunce ricevute, gli incontri con i partiti, le trattative con la proprietà, i documenti da valutare o scrivere, la costituzione della Cooperativa degli operai con il suo piano industriale, e più tardi il Comitato dei disoccupati, le trasmissioni in televisione e la miriade di iniziative – “non sapevamo più che cosa inventarci” mi diceva Giordano Mancinelli – si rende evidente il farsi carico degli operai, direttamente, della sorte propria e di quella dell’azienda. Non da soli, certamente, ma con loro al centro.
“La Simeide” è, dunque, la narrazione di una soggettività che altrimenti non emergerebbe, che si è formata nella pratica della democrazia e della partecipazione come modo di essere della propria identità. In questo modo quella storia si trasforma da “semplice” seppure importante vicenda locale, in un esempio di “lotta di classe dal punto di vista della periferia”. Una lotta vincente. Mi è sembrata un’epopea, e l’ho intitolata “La Simeide”.
Nella prima parte introduco il contesto generale. La prendo alla larga, da fine dell’Ottocento, dal giorno in cui nasce Vittorio Valletta, non per offrire una sintetica ricostruzione storica, che non servirebbe, bensì con la pretesa, ancora più ardua, di rappresentare le memorie storiche secondo uno “sguardo operaio”, perché è questo tipo di sguardo che mi occorre per inquadrare meglio le vicende della vertenza.
Nella seconda parte racconto queste vicende, procedendo in senso strettamente cronologico, anno per anno, dal punto di vista degli operai e insieme a loro della città, della politica e delle istituzioni locali, seguendo il formarsi degli eventi e il loro svolgersi. Inizio dal 1977, il primo anno in cui la crisi finanziaria diventa evidente e arrivo al 1988, l’anno in cui si mette fine ai tentativi di smantellare la Sima, e attraverso l’accordo con un nuovo proprietario si offre una nuova opportunità. La lotta ha vinto.
La terza parte riguarda l’applicazione di questo accordo. Alle lotte degli anni precedenti subentra la smobilitazione, il Consiglio di fabbrica si scioglie e la storia sembra diventare un’altra, le persone sono le stesse ma da un’altra angolazione. È ciò che accade dopo la vittoria. Il racconto va anche oltre il passaggio della nuova Sima Industrie alla multinazionale Caterpillar, e si conclude solo quando anche l’ultimo operaio della vecchia Sima viene ricollocato nel mondo del lavoro. La vittoria resta – come resta lo stabilimento che la Caterpillar, grazie anche al lavoro dei suoi operai di oggi, mantiene aperto ancora in via Roncaglia – ma ora è una vittoria con un altro retrogusto, che ha assorbito anche le singole vicende umane degli ultimi operai rimasti senza fabbrica e mai riassunti, ma che non si sono mai arresi e alla fine ce l’hanno fatta. E proprio per questo, quella vittoria mi sembra ancora più piena.
Nell’occasione di giovedì 31 il libro sarà presentato con un reading di letture e canzoni; accompagneranno l’autore l’associazione Arci Voce e i musicisti della Vi Cunto e Canto band; tra le canzoni anche “Quei treni alla stazione” dedicata agli operai quando nei momenti più duri della vertenza bloccavano la ferrovia e poi chiedevano scusa alla città scrivendo “scusateci per quste forme lotta”.
Il libro “La Simeide” è stato realizzato con un contributo di Fiom Ancona e Spi Cgil Ancona, Istituto Gramsci sezione di Jesi e Arci Marche.