Profezia & Memoria

“Tutte le nostre Haggadah”, di Azra Nuhefendić

“C’era però un elemento che rimaneva costante, a prescindere dai tempi che correvano. I libri”. I tempi che correvano sono quelli dell’assedio di Sarajevo. Proponiamo nella sezione “AL ROGO, profezia & memoria” questo intervento segnalatoci da Azra Nuhefendić, già pubblicato sul sito La poesia e lo spirito e su Osservatorio balcani e caucaso, dal quale riprendiamo anche le immagini. L’Haggadah è un manoscritto illustrato realizzato dagli ebrei nel Quattrocento a Barcellona, prima della loro cacciata dalla penisola iberica. L’Haggadah è il simbolo del nostro rapporto con i libri, scrive l’autrice.

Tutte-le-nostre-Haggadah1_largeAppena si cominciò a stare meglio gettammo via i vecchi mobili di legno, fatti a mano, e riempimmo i nostri piccoli appartamenti con armadi mille ante e poltrone ingombranti che sembravano carri armati portati dentro prima che venissero costruite le stanze. Via i tappeti variopinti bosniaci. Era una questione di prestigio ricoprire il pavimento con una moquette, possibilmente monocolore. In tanti, me compresa, ci siamo trovati durante la guerra a pagare ancora le rate per tutta quella roba moderna. C’era però un elemento che rimaneva costante, a prescindere dai tempi che correvano. I libri. Continua a leggere

«Attimo fermati, sei bello» (“BILAL”, di Fabrizio Gatti)

2821830-GattiBILAL_300-280x431-1Titolo: BILAL, viaggiare lavorare morire da clandestini
Autore: Fabrizio Gatti
Casa editrice: BUR

Il deserto non è buio. Anche senza luna, continua a riflettere la luce argentea delle stelle. Troppo debole perché si riesca a vedere cosa c’è davanti. Ma abbastanza intensa per riuscire a scorgere le sagome delle cose e delle persone vicine. Il ruggito del camion copre tutto. Non si sente altro.  Soltanto il proprio respiro, imprigionato dentro il velo del tagelmust, vince lo sforzo del motore. L’unico, intimo compagno di viaggio, l’unico che non tradirà mai, che non lascerà mai soli questi ragazzi fino all’ultimo soffio, è il respiro. Il nostro respiro.
“Ehi, hai visto come è bello?” La voce è quella profonda di Daniel. “È bello, sì. ma come hai fatto a scavalcare tutti i passeggeri?” Daniel non sente la domanda. Guarda le stelle e scandisce qualcosa di insolito: “Attimo fermati, sei bello”. Serve giusto una traduzione mentale dall’inglese. Il tempo necessario a riconoscere chi ha scritto questo verso. “Daniel, ma è il Faust di Goethe.” “Sì.” “Non mi aspettavo di sentir recitare Goethe su un camion nel deserto.” “Adoro la Germania. Se parlassi tedesco, andrei lì.
gatti-blog-590x392Il brano è tratto da “BILAL” di Fabrizio Gatti. “Viaggiare, lavorare, morire da clandestini” recita il sottotilo. Si trovano su uno dei tanti camion che attraversano il Sahara da sud a nord, simile a quello che si vede nella foto. Fabriazio Gatti, per raccontare questo viaggio attraverso gli Inferi si è mascherata da “migrante”, ha scelto un nome falso, Bilal, si è privato di documenti di riconoscimento e di un passaporto europeo, e si è mescolato ai ragazzi che tentano l’impossibile. Daniel è uno di questi ragazzi. Il frammento di conversazione riportato da Fabrizio Gatti, mi fa venire in mente “Odio gli indifferenti” di Antonio Gramsci, perché siamo ancora indifferenti a tutto questo che accade attorno a noi. Ma contro questa indifferenza, mi fa venire in mente anche il racconto di Primo Levi, quando nel lager recita a memoria a Pikolo, suo compagno di prigionia, cercando di tradurlo anche in francese, il canto di Ulisse dalla Divina Commedia. Quanta cultura disperdiamo nei deserti di questa società? Continua a leggere

“La neve nera” di Azra Nuhefendić

“AL ROGO, profezia & memoria”: Durante la serata di martedì 27, alla biblioteca di Santa Maria Nuova, è stato ricordato anche il rogo della biblioteca di Sarajevo, tra il 25 e 26 agosto del 1992; prima ne ha parlato il Sindaco Angelo Santicchia nella sua introduzione, ricordandolo come un evento tutto sommato vicino casa nostra, appena al di là del mare, e poi Tullio Bugari, evidenziando il paradosso che oggi, ristrutturato finalmente il palazzo che la ospitava, la “Vijećnica”, si è anche deciso di non adibirlo più a biblioteca. Insomma, è una di quelle ferite che rimangono aperte. Sulla biblioteca di Sarajevo, la sua storia e ciò che rappresentava nella vita di tanti, Azra Nuhefendić ci segnala questo suo articolo pubblicato nel 2008 sul sito dell’Osservatorio balcani e caucaso.”

LA NEVE NERA, di Azra Nuhefendić  (21 novembre 2008)

1Sedici anni dopo il bombardamento, sono cominciati i lavori di restauro della Biblioteca di Sarajevo. Le autorità cittadine, tuttavia, hanno deciso di modificarne la destinazione d’uso. Storia di un palazzo simbolo di una città, e della sua distruzione.

Buona notizia: stanno per restaurarla. Cattiva notizia, la stiamo perdendo di nuovo.
Il Consiglio municipale di Sarajevo ha deciso di iniziare il restauro della Biblioteca Nazionale e Universitaria, meglio conosciuta come la “Vijećnica”. Le autorità hanno stabilito che, in futuro, il palazzo non sarà più Biblioteca, come prima, ma sede degli uffici del sindaco e di altri burocrati municipali.

La Vijećnica è il simbolo della distruzione di Sarajevo e della Bosnia Erzegovina. Custodiva, prima della guerra, un milione e mezzo di libri, tra i quali 155.000 esemplari rari e preziosi e 478 manoscritti. Era l’unico archivio nazionale di tutti i periodici pubblicati in, o sulla Bosnia Erzegovina.
Dopo tre giorni di rogo, dalla Biblioteca bruciata sono rimasti solo lo scheletro di mattoni e dieci tonnellate di cenere.
“Una grande catastrofe culturale”, cosi il Consiglio di Europa ha definito la distruzione della Biblioteca Nazionale di Sarajevo. “La pazzia visibile”, così il quotidiano inglese “The Times” intitolava l’articolo sulla devastazione della Vijećnica.

Il 25 agosto 1992, poco dopo la mezzanotte, i nazionalisti serbi spararono le prime bombe incendiarie sulla Vijećnica dalle colline che circondano la città. La Biblioteca Nazionale fu bombardata per tre giornate intere. La precisione dei lanci non lasciava dubbio che il bersaglio fosse proprio la Vijećnica.
Il fuoco dei cecchini o delle armi antiaeree colpiva i vigili del fuoco, i coraggiosi bibliotecari e i volontari che avevano formato una catena umana cercando di salvare i libri. La giovane bibliotecaria Aida Buturović perse la vita in quell’occasione.
“Salvavano solo i libri degli autori musulmani”, affermò un tale Miroslav Toholj, scrittore di Sarajevo scappato a Belgrado.

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“Il mestiere della penna nell’Europa del dopo Charlie”, di Davide Denti

AL ROGO, profezia & memoria. L’argomento comprende naturalmente anche la questione della censura e della libertà di stampa e di informazione. Riprendiamo questo articolo pubblicato in data odierna sul sito East Journal.

“Niente sarà più come prima” – è ciò che si dice dopo ogni tragedia o evento di una certa dimensione e rilevanza per l’opinione pubblica. Lo si è sentito free_saba_azarpeik_firuz_kutalanche nel gennaio 2015 dopo l’attentato che ha decimato la redazione di Charlie Hebdo, e dopo l’imponente manifestazione di risposta e a favore della libertà di stampa e di espressione tenutasi a Parigi. Eppure, sono bastate un paio di settimane e lo slogan unanime #JeSuisCharlie si è frammentato in decine di slogan diversi: da #JeSuisAhmed a #JeSuisNigeria a #JeSuisVolnovakha.

Spenti i riflettori, esaurite le copie dell’edizione speciale di Charlie Hebdo, i problemi del giornalismo, soprattutto quello d’inchiesta, rimangono. Se ne è discusso mercoledì 28 gennaio a Bruxelles, per la presentazione del progetto Safety Net for European Journalists coordinato da Osservatorio Balcani e Caucaso (OBC) e sostenuto dalla Commissione Europea, conclusosi con un rapporto di ricerca e con un manuale per giornalisti a rischio, con consigli pratici, da come proteggere le fonti a come limitare le minacce online.

“La più grande minaccia per la libertà d’informazione resta chi detiene il potere, non gli estremisti. Giornali vengono chiusi, social media bloccati, giornalisti arrestati. E l’Europa non fa eccezione,” ha ricordato l’eurodeputata Kati Piri (S&D/Paesi Bassi). “La situazione dell’informazione in sud-est Europa si sta deteriorando – ma anche all’interno dell’UE: ad esempio in Ungheria,” ha aggiunto l’eurodeputata Tanja Fajon (S&D/Slovenia). Continua a leggere

Profezia & Memoria: “Un osservatorio sulle memorie?”

AL ROGO, profezia & memoria: il commento di Luisa Tabarrini – 4 febbraio 2015

La notizia del rogo della biblioteca dell’Accademia delle Scienze a Mosca (nella foto accanto) e l’articolo di Pier Aldo Rovatti su Aut Aut, “L’altra memoria che abbiamo perduto”, pubblicati sulla pagina FB di Altroviaggio, mi “richiamano all’obbligo” di un commento alla serata “AL ROGO, profezia & memoria, per una cultura della prevenzione”, lo scorso martedì 27, presso la biblioteca di Santa Maria Nuova.170541325-7c61b701-216e-407d-a4e9-21d0e054e466

Ho trovato del tutto condivisibile e assai stimolante l’assunto di partenza rispetto alla giornata della memoria che rischia di ritualizzarsi, svuotandosi di senso, se non si trovano forme un po’ diverse dalle solite e soprattutto capaci di connettere il passato a quel che continua ad accadere oggi ad ogni latitudine, come a ribadire che l’essere umano continua ad essere capace di orrori/errori che si sperava di non vedere mai più. Forme capaci anche di porsi come work in progress, come osservatorio permanente che periodicamente produca un “evento” di memoria in continuo aggiornamento, per riparare a quella labilità mnemonica di cui si parla in Aut aut… Continua a leggere

Mosul, migliaia di libri al rogo

155208400-43270bed-cf4b-4930-aeb7-262ceeddb667Quando si parla dell’IS (lo stato islamico) tutto diventa difficile, inestricabile. Da sempre, di fronte a situazioni estreme, più sono estreme e più è difficile mantenere una razionalità di analisi. C’è un brano di Ivo Andric, che citavo una ventina di anni fa nel libro Izbjeglice/Rifugiati, che spiega questo concetto: “Coloro che opprimono e sfruttano i più deboli lo fanno odiando, e rendendo così quello stesso sfruttamento cento volte più duro e più ripugnante e portando le vittime a vagheggiare giustizia e rappresaglie talmente cariche di vendetta, che se mai si realizzassero secondo le loro fantasie, dilanierebbero l’oppresso assieme al tanto odiato oppressore”. Non voglio entrare qui in un dibattito così complesso – o meglio, di fatto ci sto entrando ma cerco di farlo con cautela. Mi limito a segnalare alcune notizie “particolari”, che girano sulla stampa di questi giorni, e riguardano “migliaia di libri al rogo a Mosul”, dove è stato arrestato il proprietario della libreria ‘Generazione araba’, la più antica della città, perché secondo l’accusa vendeva libri cristiani. Su altri giornali si parla del saccheggio della biblioteca centrale, spiegando anche che “Mosul è una delle più antiche città irachene e durante il caos successivo all’invasione americana nel 2003 molti abitanti avevano custodito nelle loro case gli antichi manoscritti della biblioteca per sottrarli agli scontri e ai saccheggi.” Questi saccheggi non sono episodi isolati. Alcuni giorni fa era arrivata la notizia della distruzione recente di un tratto delle antichissime mura di Ninive. Qualche sera fa, nell’iniziativa “Al Rogo, profezia & memoria” avevo citato, molto velocemente, una delle prime distruzioni di libri, quella della biblioteca di tavolette di argilla di Assurbanipal: beh, siamo proprio nella stessa zona, l’antica Ninive si trovava nella zona dove oggi c’è Mosul. Continua a leggere

“AL ROGO, Profezia & Memoria. Per una cultura della prevenzione”: resoconto di una serata

di Tullio Bugari

L’incontro si è svolto martedì 27 gennaio, in occasione della giornata della memoria, presso la Biblioteca del Torrione, a Santa Maria Nuova. Un’iniziativa che ci ha impegnato molto negli ultimi giorni, per il carattere che volevamo dargli, oltre la ritualità. La serata è stata una specie di collaudo, con la presenza di una trentina di amici, per avviare un percorso di ricerca su un tema assai vasto e complesso, quello del “memoricidio” attraverso i roghi dei libri e dei prodotti della cultura, ricordando la profezia del poeta Heine: “La dove bruciano i libri si finisce per bruciare anche le persone“. Una serata di letture accompagnate da immagini, a partire da quelle sui roghi dei libri a Berlino nel 1933.
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In apertura, i saluti del Sindaco Angelo Santicchia, che ha sottolineato l’attenzione dedicata da sempre dal Comune al tema di questa giornata, e l’importanza di accostare alla memoria la prevenzione.  “Cosa può fare un piccolo Comune?”, si è chiesto: “Tante cose, piccole e grandi, dalle attività con le scuole attraverso la biblioteca, agli incontri, alla partecipazione a tutti i movimenti e iniziative che promuovono la pace.” Tra queste, il Sindaco ha ricordato  che il Comune parteciperà alla giornata contro il terrorismo, il 7 febbraio, ad un mese degli attentati di Parigi, per ricordare tutti gli episodi di terrorismo.

Ai curatori dell’iniziativa, Ezio Bartocci ed io stesso, il compito di introdurre la serata. Ezio ha spiegato perché abbiamo scelto Santa Maria Nuova. Innanzitutto per la sua piccola biblioteca, ricavata in un torrione del ‘400, un ambiente accogliente e suggestivo, con un ruolo molto importante per un piccolo paese; in secondo luogo perché qui, in questa zona che allora faceva parte del contado di Jesi – è ancora individuabile il luogo esatto – arrivò nel 1472 il tipografo veneto Federico Conti, che per primo diffuse l’arte della stampa nella regione. Ezio ha poi spiegato il carattere particolare scelto per ricordare gli eventi drammatici commemorati in questa giornata, cercando di evitare quel rischio di ripetizione rituale che talvolta fa perdere di efficacia al messaggio, svuotandolo di significato. Si è tentato, così, di porre l’attenzione su altri aspetti, comportandosi come un osservatorio che vuole cogliere i segni premonitori, scovandoli non solo dentro i grandi eventi storici ma anche oltre la piccola e spesso indifferente realtà quotidiana. Tra i primi, “i segni premonitori dell’olocausto c’erano già stati con i roghi dei libri del ’33, quasi una sorta di prova, come per saggiare la resistenza, per vedere in che maniera e fino a che punto si poteva iniziare ad annullare la volontà e il pensiero e sostituirlo con il loro pensiero. Poi è stata un escalation, nel ’37 l’attacco all’arte degenerata, e poi le deportazioni.” Tra i secondi, spesso è l’incuria stessa degli uomini e la loro superficialità o indifferenza a distruggere i libri. Utilizzando magari testi antichi per tappare i buchi di una finestra rotta, come purtroppo talvolta accade.

“I libri rispondono ad un bisogno fondamentale dell’umanità, quello di narrare se stessa per costruire la propria identità, e di narrare il mondo, per capirlo, immaginarlo e migliorarlo; chi li distrugge, li disprezza o li ignora, in realtà distrugge questo bisogno di narrazione e di consapevolezza, distrugge il pensiero critico”, ho sottolineato io stesso quando è stato il mio turno, spiegando che l’intenzione è di partire da questa serata per avviare un percorso di ricerca e approfondimento su questi temi, sviluppando una discussione che richiede tempo e continuità. Continua a leggere

AL ROGO – profezia & memoria

AL ROGOxblogA L   R O G O  profezia & memoria, per una cultura della prevenzione.
Sono il titolo e il tema proposti in occasione della giornata del 27 gennaio per ricordare il ruolo profetico e “segnaletico” che dovrebbero caratterizzare in primis la sensibilità dell’’artista e delle persone di cultura.
“La dove bruciano i libri si finisce per bruciare anche le persone scrisse il poeta Heinrich Heine più di un secolo prima dell’olocausto.
Per la ricorrenza è stata scelta una piccola biblioteca ubicata in un torrione al centro storico di Santa Maria Nuova, paese nei pressi di Jesi dove approdò, alla fine del 1472, il proto tipografo veronese Federico Conti, nome noto per aver pubblicato una delle prime tre edizioni della Divina Commedia e per aver introdotto per primo la stampa nella nostra regione. Libri via libri si passa dagli amori per gli stessi alle distruzioni spettacolari purtroppo non solo letterarie: dallo sterminio della libreria di Don Chisciotte via via si va a quelli ben più vistosi ed enfatizzati compiuti dai nazisti a Berlino nel 1933 e altri più recenti e non meno drammatici.
La memoria è labile quanto incredibile l’indifferenza per i danni e le violenze che non toccano personalmente.
Il disinteresse e il disprezzo dovrebbero essere condannabili quanto le violenze stesse. Negli anni della guerra e dopo, nonostante i filmati di denuncia e i discorsi di condanna sono seguite tante distruzioni di archivi, biblioteche e opere d’arte d’ogni genere; perfino abbattimenti di monumenti di grandi dimensioni.
Ci si chiede perché ovunque è possibile che la cultura di un popolo, le espressioni più alte di una comunità, la “memoria” tramandata e arricchita per secoli possono essere distrutte in poco tempo dalla follia “memoricida” con una ferocia che sembra addirittura“disumana.
La risposta è anche nello scritto di Gramsci “Odio gli indifferenti”; un pensiero e monito: un invito a riflettere sempre di triste attualità.
Alcuni brani letterari accompagnano le proiezioni, le riflessioni e il dibattito.
Il carattere sperimentale -di collaudo e di messa a punto dell’iniziativa- si presta a interventi e suggerimenti per eventuali riproposte in luoghi e ambiti diversi.
I curatori dell’iniziativa

COMUNE di SANTA MARIA NUOVA
BIBLIOTECA COMUNALE DEL TORRIONE
Martedì 27 gennaio 2015, ore 21.00
PROGRAMMA 
Saluti dell’Amministrazione Comunale
Introducono Ezio Bartocci e Tullio Bugari
Proiezioni di foto e immagini
Letture di brani a cura del gruppo “Teatranti per caso”
by L’Asterisco e Altroviaggio

“La narrazione fatta e non ascoltata” (la giornata della memoria)

Tratto da Se questo è un uomo, di Primo Levi; nel brano l’autore racconta un sogno che faceva durante la sua vita nel lager; un sogno, che poi scoprì, facevano spesso anche altri suoi compagni di prigionia.

“… c’è mia sorella e qualche mio amico non precisato, e molta altra gente. Tutti mi stanno ascoltando, e io sto raccontando proprio questo: il fischio su tre note, il letto duro, il mio vicino che io vorrei spostare, ma ho paura di svegliarlo perché è più forte di me. Racconto anche diffusamente della nostra fame, e del controllo dei pidocchi, e del Kapo che mi ha percosso sul naso e poi mi ha mandato a lavarmi perché sanguinavo. E’ un godimento immenso, fisico,inesprimibile, essere nella mia casa, fra persone amiche, e avere tante cose da raccontare: ma non posso non accorgermi che i miei ascoltatori non mi seguono. Anzi, essi sono del tutto indifferenti: parlano confusamente d’altro fra di loro, come se io non ci fossi. Mia sorella mi guarda, si alza e se ne va senza far parola.
Allora nasce in me una pena desolata, come certi dolori appena ricordati della prima infanzia: è un dolore allo stato puro, non temperato dal senso della realtà e dalla intrusione di circostanze estranee, simile a quelli per cui i bambini piangono; ed è meglio per me risalire ancora una volta in superficie, ma questa volta apro deliberatamente gli occhi, per avere di fronte a me stesso una garanzia di essere effettivamente sveglio.
Il sogno mi sta davanti, ancora caldo, e io, benché sveglio, sono tuttora pieno della sua angoscia: e allora mi ricordo che questo non è un sogno qualunque, ma che da quando sono qui l’ho già sognato, non una ma molte volte, con poche variazioni di ambiente e di particolari. Ora sono in piena lucidità, e mi rammento anche d’averlo raccontato ad Alberto, e che lui mi ha confidato, con mia meraviglia, che questo è anche il suo sogno, e il sogno di molti altri, forse di tutti. Perché questo avviene? Perché il dolore di tutti i giorni si traduce nei nostri sogni così costantemente, nella scena sempre ripetuta della narrazione fatta e non ascoltata?”

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Dachau, i forni