L’incontro con Sergio Sparapani

Si è svolto ieri giovedì 14 ottobre il secondo degli incontri in programma con Le Marche in Biblioteca 2021. L’ospite della serata è stato Sergio Sparapani, autore del libro  Le dieci battaglie della storia di Ancona ; ha conversato con lui Tullio Bugari dell’associazione Arci Voce; hanno accompagnato la serata gli interventi musicali di Katia Luzi, insegnante di fluato della Scuola Musicale Pergolesi di Jesi,  e le letture di alcuni brani dal libro eseguite da Rosella Canari e Elisabetta Benedetti, dell’associazione Arci Voce.
Ecco di seguito alcune foto della serata e il VIDEO registrato dell’intero incontro, e una parte di uno dei brani letti, dal capitolo nove “La campagna dei bombardamenti”, una parte del libro dove non si racconta una battaglia in senso stretto, militare, con assedi assalti e combattimenti, di comune c’è soltanto la distruzione, questa volta a causa dei bombardamenti aerei, e, sotto, una tragedia che per tanti aspetti non è stata ancora del tutto assimilata.

«Ancona, 2 novembre 2013, dopo settanta anni e un giorno, riapre il “tunnel della morte” di Santa Palazia. Al mesto pellegrinaggio partecipa una moltitudine di persone. I cittadini anconetani paiono volersi riappropriare della propria storia e del sito che più ha rappresentato una cesura nella memoria cittadina. Sfilano i reduci della tragedia avvenuta quando alcune bombe sfondarono la volta marnosa che copriva il rifugio e uccisero, in gran parte per soffocamento, più di settecento persone, inclusi tantissimi ragazzi, ragazze, bambine e bambini del quartiere più antico della città. Informati dal tam tam comunicativo, si presentarono, accanto a non pochi giovani, persone anziane con lo sguardo assorto e fiumi di lacrime pronte a sgorgare dagli occhi. C’era l’unica orfanella che si salvò perché, quel primo novembre 1943, si trovava in punizione e dovette rimanere in istituto, c’era l’uomo che nel tunnel aveva perso i tre quarti della sua famiglia mentre lui, per uno scherzo del destino, decise di nascondersi al Duomo e non nel rifugio “dei carcerati” dove correva ogni volta che squillava la sirena, e c’era il bambino di allora che fu ritrovato miracolosamente vivo tra le braccia della zia defunta. Altri arrivarono nelle settimane e nei mesi successivi da fuori, anche da lontano, perché avevano percepito che nella sonnacchiosa città dorica si era aperta una finestra temporale sulla loro gioventù o su quella dei padri e dei nonni.
Per Ancona c’è un PRIMA e un DOPO nella sua storia poiché quelle bombe soffocarono anche un pezzo della sua anima più popolare e remota, lasciando spazio a un’afasia mnemonica che dura tuttora. I primi corpi furono recuperati all’interno del tunnel già quel primo novembre 1943 ma, per motivi sanitari, il luogo fu sigillato nei giorni,  nei mesi e negli anni successivi. Si decise quindi di “seppellire” la maggior parte dei cadaveri al suo interno fino alla seconda metà degli anni cinquanta. La volontà di celare, con quei poveri resti, anche la memoria della guerra persa, e sbagliata, non basta a spiegare il motivo, forse frutto di una sorta di antropologica indolenza civica, che ha consegnato per settanta anni quel sito a deposito della Sopraintendenza. Nella circostanza della riapertura, è vero, riemerse, accanto alla morbosa curiosità di vedere com’è fatto il teatro di una tragedia, anche il legame tra una città e la sua memoria collettiva ma, in fin dei conti, e con il senno di poi, fu un fuoco di paglia. (…)»

LA REGISTRAZIONE VIDEO DELLA SERATA

 

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