Una serata di grande sentimento, giovedì 22, con il racconto di Maria Vittoria Pichi, e il suo libro «Come una lama» (Ventura edizioni), accompagnata da Maria Grazia Tiberi con la lettura di alcuni brani del libro e da Silvano Staffolani e Lorenzo Cantori con alcune canzoni.
Anche questo incontro è stato registrato in diretta FB e ve lo proponiamo direttamente; qui una breve trascrizione di una parte della conversazione, sull’importanza della scrittura:
«Io non avevo ancora realizzato che cosa avesse rappresentato per me questa storia e come io avevo reagito e che cosa avevo scoperto di me, ma poi, e poi, siccome continuavano ancora a girare queste cattive battute su di me, e io avevo il terrore che i miei figli potessero venire a sapere della mia storia da queste cattive battute, ho deciso di volerlo raccontare io stessa a loro, l’ho fatto anche tirando fuori le carte e guardandole con loro, anche se ancora erano piccoli, e così ho anche iniaìziato a riprendere in mano la mia storia. a lì ho iniziato anche a rielaborare dentro di me, fino a che è arrivata questa esigenza di scrivere, come per potermene liberare.
E poi mi dicevo: “ma chi la conosce davvero la mia storia, tra i miei parenti, i miei cugini, gli amici? Anche perché poi molte cose non le racconti proprio perché quando ci provi ti senti dire: “Ah no, non me ne parlare, che dolore!”, “Non no non me ne parlare, che tristezza!” E così alla fine non se ne doveva parlare mai, e così si continuava a non saperne niente. Allora ho cercato di scriverlo, sforzandomi di ricordare tutto perché erano già passati trenta anni, ma poi scrivendo mi sono accorta che stavo scrivendo al presente, che era ancora tutto lì, presente in me, come se fosse successo il giorno prima.
Lo scrivere mi ha aiutato molto, intanto per buttar fuori, e poi perché ha creato come un’onda inimmaginabile. Pensavo che l’avrebbero letto poche persone, un po’ di parenti e amici, e invece il libro ha preso anche altre strade. Alcuni giornalisti che curano un sito di errori giudiziari hanno inserito anche la mia storia, e dopo ancora mi ha invitato Alberto Matano alla trasmissione “Io sono innocente” e mi ha dato la possibilità di raccontare tutto.
A quel punto c’era già stata anche la sentenza, che scioglieva tutta la mia vicenda, chiarendo finalmente tutto. Eppure c’è stato ancora qualcuno che ha continuato a insinuare, dicendomi “ma come hai fatto proprio tu ad andare in televisione?”, come se avessi corrotto qualcuno. Purtroppo rimarrà sempre qualcuno, nonostante tutto, che continuerà ad insinuare, anche perché è scomodo ammettere queste cose.
Io sono un esempio tra tantissime storie di questo tipo, migliaia, soprattutto di quegli anni. Poco fa ricordavamo Stefano Cucchi, proprio oggi ricorre l’undicesimo anniversario della morte, eppure anche nel suo caso se non ci fosse stata la sorella con la sua determinazione, anche questa sarebbe stata una storia dimenticata.»
La conversazione e le letture si sono alternate con quattro canzoni eseguite da Silvano Staffolani e Lorenzo Cantori: Assalto al cielo, dedicata alla generazione degli anni Settanta; Marco Cavallo, un inno alla libertà e all’abbattimento dei muri dedicata a Franco Basaglia e alle battaglie per i diritti di quegli anni; Don Chisciotte, di cui il verso “Contestavo i potenti con il sorriso sul volto” ci ha dato lo spunto per qualche riflessione. In chiusura abbiamo aggiunto la canzone Vi estas Pino, dedicata alla storia di Giuseppe Pinelli, che ha tante affinità, per le diffamazioni che furono diffuse, anche con la storia di Maria Vittoria.