Serata di poesia giovedì scorso 3 ottobre per il primo incontro con “Le Marche in Biblioteca”, ovvero I Giovedì letterari della Planettiana, giunti alla quarta edizione. L’ospite di questo avvio di rassegna, introdotta da Alessandro Seri, è stata Maria Lenti, con il suo “Elena, Ecuba e le altre”, un libro pubblicato da Arcipelago Itaca edizioni di Osimo all’inizio di quest’anno.
Un lavoro, ci raccontava l’autrice, iniziato dieci anni prima, un lungo cammino dentro angoli di esperienza, riflessioni, stimoli magari anche non cercati ma poi intrecciati con altri, in un percorso che germoglia e diventa ricerca, rilettura di temi e di miti antichi che da sempre ci attraversano e rivivono dentro, anche oltre le nostre dimenticanze, e poi il confronto, l’attenzione alle tracce del quotidiano che ci circonda, talvolta impietoso, da meritare le nostre reazioni, la rilettura da angolazioni diverse dello sguardo. Quello femminile. Non estemporaneo ma, appunto, antico e insieme presente, come un mito. Ciascuna poesia è lo sguardo di una donna nella singolarità precisa del suo nome, che si rivolge in modo diretto ad un uomo, anche lui con il suo nome. La poesia come linguaggio interiore che nel suo anelito alla leggerezza, cioè alla vita, non può perdere la pregnanza dei significati precisi che ha intravisto, e vissuto, e ora ha la possibilità di tradurre nelle parole dei versi e restituire poi all’orecchio attento, offrendo una moltitudine di spunti. Poesia che la realtà la comprende.
Diverse le poesie che la stessa autrice, durante la conversazione condotta da Alessandro Seri, ci ha letto, in un tuttuno con il racconto del suo lavoro: gli stimoli anche personali, la rilettura dei miti, il fare poesia attenti alla realtà dell’oggi, la costruzione del verso per cogliere registri ulteriori della sensibilità. Qualche poesia è stata letta e commentata direttamente su richiesta, come una domanda all’autrice, da chi nel pubblico si è sentito toccato in quel momento, tra le tante suggestioni, in qualche punto più particolare del proprio sentire, e volesse riascoltarlo dall’autrice.
I racconti e le letture dell’autrice si sono alternati anche con la lettura di ulteriori poesie interpretate da Grazia Tiberi e da Tullio Bugari di Arci Voce – l’associazione che insieme a Licenze Poetiche e alla Biblioteca Planettiana è promotrice della rassegna – e con gli interventi musicali del maestro Claudio Durpetti, con brani di Ferdinando Carulli, “Allegretto” e “Andante”, e di Matteo Carcassi, “Minuetto”, brani tratti da una raccolta per chitarra classica. Si ringrazia la Scuola Musicale Pergolesi, che collabora con Le Marche in Biblioteca già dal primo anno.
Ecuba a Polidoro
Cammino le onde rotte a riva:
scarnificato dal sale
privo della corazza d’argento
ti riconosco in petto, ultimo nato,
il girello dei capelli sulla fronte
l’incavo della spalla
il sopracciglio arcuato.
Hai lanciato un sorriso
sei volato in aiuto dei fratelli e della città
sei sparito indistinto nella mischia.
Giovane. Al più giovane alzeranno
una statua con epitaffio.
Fossi ancora ciò che sei stato
ieri quando eri.
Maledetta sia la guerra.
Non cesserò di maledirla.
***
Prassitea agli Ateniesi
Che cosa andate cianciando.
Da patriota stoica avrei sacrificato
le mie figlie,
figlie sottratte segretamente
dai sacerdoti e immolate sulle are,
perché Atene vincesse.
Non è patriottismo un delitto di madre.
Mi caricate di una colpa abnorme
e vi assolvete.
Spergiuri,
pretendete pure che non pianga.
***
Andromeda a Perseo
Poseidone punisce mia madre superba,
Cassiopea,
e mi incatena ad uno scoglio.
Giunto sul cavallo alato, tu,
Perseo,
prendi smania di me
uccidi il mostro
vinci in duello il promesso sposo
mi sposi.
Avete fatto tutto voi.
Adesso una me mia tra le stelle fisse
della Costellazione, no?
Bell’articolo.