Stuzzichiamo la lettura, circolo di lettura promosso dalla Biblioteca Planettiana e dalle associazioni culturali Altrovïaggio di Jesi e Licenze Poetiche di Macerata.
Il circolo di lettura si svolge parallelamente ad altri gruppi di lettura della zona di Macerata, coordinati da Alessandro Seri.
Ieri sera, 24 ottobre, si è svolto presso la Biblioteca Planettiana l’incontro di presentazione del nuovo ciclo annuale, che per noi è il terzo: due anni fa il tema fu La letteratura americana del Novecento, e lo scorso anno le letterature contemporanee dei paesi del medio oriente.
Quest’anno il filo conduttore è la La letteratura italiana dal 2000 al 2017; i libri proposti e le date in cui si terranno gli incontri sono:
(29 novembre 2017) Baudolino, Umberto Eco, Bompiani, 2000, pp530
Si narra la storia di Baudolino, un giovane ragazzo di campagna piemontese proveniente dalla Frascheta dove successivamente sorgerà Alessandria, che nel 1154, all’età di tredici anni, viene adottato dall’imperatore Federico Barbarossa. Il giovane si rivela un bugiardo incallito, ma come per incanto tutto quello che inventa finisce per fare storia, come la canonizzazione di Carlo Magno, il Graal o la creazione della lettera del Prete Giovanni. Per seguire il suo sogno di scoprire il regno del Prete, Baudolino parte con un gruppo di amici verso Oriente e vengono raccontate le loro peripezie in terre leggendarie e il loro incontro con creature fantastiche. Tornati a casa a mani vuote dopo molti anni di viaggio, Baudolino comprende che la sua vita è legata per sempre alla ricerca di quella mitica terra, mentre non c’è niente nel suo mondo che lo possa trattenere, così riparte verso est per il suo ultimo viaggio da cui non farà ritorno.
Il libro è una summa di fonti storiche, miti, tradizioni e leggende medievali che lo rendono un’opera enciclopedica di quel particolare periodo storico. È stato tradotto in molte lingue e pubblicato in diversi paesi.
(20 dicembre 2017) L’odore della notte, Andrea Camilleri, Sellerio 2001, pp221
Camilleri dà fondamento reale alle sue storie ispirandosi qui, come scrive in una nota al termine del romanzo, a un fatto di cronaca oggetto di un articolo redatto dal suo amico Francesco, “Ciccio” La Licata. Il tragico e suggestivo finale riprende altresì l’atmosfera decadente del racconto di William Faulkner intitolato Omaggio ad Emilia. Dall’opera è stato tratto uno sceneggiato televisivo trasmesso da Rai Uno il 6 febbraio 2007 con l’attore Luca Zingaretti nella parte del commissario Montalbano.
Su Vigàta e dintorni si è abbattuto un tifone che ha spazzato via un mucchio di soldi. È la solita storia del finanziere truffatore che attirando gli ingenui in un primo momento con la corresponsione di alti interessi, poi si dà alla fuga con il malloppo. Nelle indagini che Montalbano svolgerà incontrerà i più svariati personaggi vittime del truffatore mago della finanza che ha agito su vasta scala. Una sola persona in tutto il paese continua ad avere fiducia nel ragioniere Emanuele Gargano, che ora probabilmente sta prendendo il sole su spiagge esotiche, ed è la sua affezionatissima, anzi innamorata persa, segretaria, la signorina Mariastella Cosentino.
(24 gennaio 2018) Il passato è una terra straniera, Gianrico Carofiglio, Rizzoli 2004, pp 297
Si tratta di un romanzo noir con toni da romanzo picaresco. È stato il vincitore del Premio Bancarella nel 2005, e il regista Daniele Vicari ne ha tratto l’omonimo film con protagonisti Elio Germano e Michele Riondino, uscito nelle sale nell’autunno 2008. Giorgio, un giovane e brillante studente di giurisprudenza, conosce Francesco e con quest’ultimo condivide serate al tavolo verde dove, grazie alle conoscenze di cartomagia di Francesco, i due riescono a vincere molti soldi. Giorgio è però combattuto tra la sua vita di una volta, tutta casa, libri e università e la sua nuova vita, fatta di poker, telesina, alcolici, belle donne: il senso di colpa nei confronti dei genitori cresce a dismisura, così come cambia il suo rapporto con Francesco, dalla venerazione iniziale al compatimento. In parallelo si intreccia la storia di una serie di aggressioni notturne a giovani donne da parte di uno sconosciuto maniaco. Il titolo del libro riprende alla lettera la prima frase del libro L’età incerta di L. P. Hartley, che recita originariamente: “The past is a foreign country: they do things differently there.”
(28 febbraio 2018) L’amica geniale, Elena Ferrante, Edizioni E/O, 2010, pp400
L’amica geniale è il primo volume di un ciclo del quale sono usciti altri tre libri: Storia del nuovo cognome (2012), Storia di chi fugge e di chi resta (2013), Storia della bambina perduta (2014). Il primo volume, diviso in due parti, “Infanzia” e “Adolescenza”, è dedicato alla storia di due bambine, Elena (Lenù) e Raffaella (Lila), di un quartiere di Napoli. Entrambe molto intelligenti, insofferenti delle rigide regole di comportamento del “rione” dove abitano, negli anni dell’infanzia si legano di un’amicizia stretta; con la fine della scuola elementare, però, le loro vite si separano, perché per ragioni economiche il padre di Lila, calzolaio, non può farle proseguire gli studi; il padre di Lenù, usciere comunale, riesce invece a permettere alla figlia di continuare alla media, poi al ginnasio. I percorsi delle due ragazzine continuano però ad intrecciarsi, ancor più quando intervengono le prime complicazioni sentimentali. L’ultima pagina narra il matrimonio di Lila. Il libro si apre con le poche pagine del Prologo (Cancellare le tracce), che con forte prolessi narrativa presenta un adulto, figlio di Lila, che chiede invano aiuto a Lenù per ritrovare la madre. La narrazione è condotta in prima persona da Elena; attraverso il suo sguardo si scopre una folla di personaggi, una quantità di ambienti e di usanze, di una Napoli che dalle difficoltà del dopoguerra si apre progressivamente a un modesto benessere, incoraggiato o minacciato dalla presenza della malavita.
(28 marzo 2018) Non tutti i bastardi sono di Vienna, Andrea Molesini, Sellerio 2011, pp376, Premio Campiello 2011.
Orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni pure e antiche si mescolano e si scontrano tra loro, intorbidate più che raffrenate dal senso, anch’esso antico, di reticenza e onore. Villa Spada, dimora signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni compresi tra il 9 novembre 1917 e il 30 ottobre 1918: siamo nell’area geografica e nell’arco temporale della disfatta di Caporetto e della conquista austriaca. Nella villa vivono i signori: il nonno Guglielmo Spada, un originale, e la nonna Nancy, colta e ardita; la zia Maria, che tiene in pugno l’andamento della casa; il giovane Paolo, diciassettenne, orfano, nel pieno dei furori dell’età; la giovane Giulia, procace e un po’ folle, con la sua chioma fiammeggiante. E si muove in faccende la servitù: la cuoca Teresa, dura come legno di bosso e di saggezza stagionata; la figlia stolta Loretta, e il gigantesco custode Renato, da poco venuto alla villa. La storia, che il giovane Paolo racconta, inizia con l’insediamento nella grande casa del comando militare nemico. Un crudo episodio di violenza su fanciulle contadine e di dileggio del parroco del villaggio, accende il desiderio di rivalsa. Un conflitto in cui tutto si perde, una cospirazione patriottica in cui si insinua lo scontro di psicologie, reso degno o misero dall’impossibilità di perdonare, e di separare amore e odio, rispetto e vittoria.
(18 aprile 2018), Accabadora, Michela Murgia, Einaudi, 2010, pp166
Con questo libro l’autrice ha vinto la sezione narrativa del Premio Dessì nel settembre 2009. Nel maggio 2010 il romanzo è stato premiato con il SuperMondello, il riconoscimento più importante del Premio Mondello e, nel settembre dello stesso anno, con il Premio Campiello.
Nei primi anni cinquanta del XX secolo a Soreni, un piccolo paesino della Sardegna, dove tutti sanno tutto di tutti facendo finta di non sapere, la piccola Maria Listru, ultima e indesiderata di quattro sorelle orfane di padre, viene adottata da Bonaria Urrai, anche lei vedova benestante, ma senza mai essere stata sposata. Maria diventa così una filla de anima, come appunto “i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità dell’altra”. Maria e Tzia Bonaria, sarta del paesino, vivono come madre e figlia consapevoli entrambe di non esserlo. Si scoprirà alla fine del romanzo che Bonaria aveva deciso di adottare Maria, quando un giorno l’aveva vista rubacchiare delle ciliegie, senza che sul volto della piccola trapelasse “né vergogna né consapevolezza… e le colpe come le persone iniziano ad esistere se qualcuno se ne accorge”. A Maria, infatti, “Non le era ancora passato quel vizio, quello di rubare piccole cose di cui non aveva bisogno, ma che desiderava”.
(30 maggio 2018) L’amore graffia il mondo, Ugo Riccarelli, Mondadori, 2013, pp219
È come se portasse il destino nel nome. Signorina: suo padre, capostazione in un piccolo paese di provincia, l’ha chiamata così ispirandosi al soprannome di una locomotiva di straordinaria eleganza. E creare eleganza, grazia, bellezza è il suo talento. Potrebbe diventare una grande stilista, ma ci sono il fascismo, la povertà, la guerra… È così che Signorina rinuncia a desideri e aspirazioni, soffocando anche la propria femminilità, con una generosità istintiva e assoluta. E quando anche lei si scopre donna e conosce l’amore, il sogno dura troppo poco, sopraffatto da doveri, fatiche e dalla prova più difficile: un figlio nato troppo presto e nato malato. Ancora una volta Signorina sfodera il suo coraggio e la sua determinazione… “L’amore graffia il mondo” è il ritratto appassionante di una donna più forte delle proprie fragilità e del vento della storia, ma è anche la saga di una grande famiglia, l’epopea dell’amore viscerale e della speranza più visionaria. Ed è la celebrazione della forza dell’immaginazione: perché bastano pochi semplici gesti per vestire di bellezza il mondo.
(27 giugno) Le otto montagne, Paolo Cognetti, Einaudi, 2017, pp208
È proprio vero che ognuno di noi ha le sue montagne. Le mie sono nell’alta Val Venosta, incastrate lassù, in quell’angolo tra l’Austria e la Svizzera. È lì che ho scoperto il profumo delle pinete e dei rododendri. Che ho imparato che cos’è la fatica, e quanto a volte può essere ripagata. Che ho visto paesaggi talmente belli da lasciarti senza fiato, che ho respirato un’aria fresca e pungente così diversa da quella della campagna e che riconoscerei ovunque. La montagna di Pietro sorge sopra Grana, un paesino ai piedi del Monte Rosa. Ha iniziato ad andarci quando era ancora bambino, d’estate, con i suoi genitori. Ci tornerà tutti gli anni. Un ragazzo di città, solitario e fragile, che scopre il verde dei prati, il rumore dei ruscelli, la bellezza della natura. E conosce Bruno, che in quel di Grana ci vive, che è ancora bambino ma è già costretto a lavorare accompagnando le mucche al pascolo. La loro prima estate insieme è fatta di corse nei prati, di esplorazioni di case diroccate, di tuffi nei torrenti. Di avventura e libertà. Tra i due nascerà un legame profondo, un’amicizia che non vive di parole ma di azioni, così forte da sopravvivere alle stagioni più dure e alla distanza. Perché il tempo e lo spazio nel loro rapporto non contano poi tanto. Non basteranno l’immaturità e l’egoismo dell’adolescenza ad allontanarli; non serviranno il viaggio di Pietro in Asia e la nuova famiglia di Bruno, le incomprensioni e il senso di perdita; tutte le difficoltà della vita non riusciranno a rompere quel rapporto. Qualunque sia la strada che ognuno ha deciso di intraprendere prima o poi passerà ancora una volta dalla quella montagna.