La poesia in Biblioteca: cronaca dell’ultimo Giovedì Letterario

unnamedAlcuni appunti sull’incontro con Francesco Scarabicchi, nella serata conclusiva dei Giovedì Letterari della Planettiana

di Tullio Bugari

La poesia in biblioteca, mi veniva da commentare giovedì sera, parafrasando il titolo della nostra rassegna, durante l’ultimo dei cinque giovedì letterari della Planettiana, a conclusione di questo itinerario, mentre ero seduto vicino a Francesco Scarabicchi e lo ascoltavo, cogliendo nelle sue parole non un bilancio di chiusura ma l’apertura di uno sguardo che ha la stessa tensione di un abbraccio, o di un respiro. Inizio a scrivere i primi appunti sulla serata appena qualche istante dopo, per ascoltare meglio le suggestioni che ho provato. Nel clima caldo e amico della sala, come un ritrovarsi, attraverso la conversazione tra poeti, tra Alessandro Seri e Francesco Scarabicchi e le poesie di Francesco musicate e cantate da Marco Gigli e Gastone Pietrucci, La Macina, tra cui Nave che porti a niente. Io mi sono inserito leggendo un brano del libro scelto per l’incontro, Una città di scoglio, perché fin dalla prima volta che l’ho aperto, l’ho  sentito come uno di quei libri che ti fanno venire la voglia di leggerli ad alta voce. A me ha fatto questo effetto, e non solo e non tanto per il fluire bello delle parole ma proprio per il passo che le accompagna e l’attenzione dello sguardo. È questa la mia sensazione, un libro di passi e di sguardi. Passi e sguardi di poeta. Così ho chiesto a Francesco di inserirmi nella conversazione leggendone un brano, e ho scelto quello dedicato alle librerie, al primo ingresso in libreria di quel ragazzo che allora, con le monete in mano raccolte durante la settimana, si preparava al suo primo acquisto, e poi seduto nella panchina di fronte contemplava, stupito e consapevole, il libro tra le sue mani. Quasi un rito d’iniziazione. Una dichiarazione d’amore per la parola scritta sulla carta, con la sua fisicità, che ha un suo luogo e un suo tempo.

unnamed2La poesia in biblioteca, nel senso fisico del termine, dunque, nel senso di quel continuo ritrovarsi delle parole quando s’incontrano e si riconoscono, arricchiscono il reale di dettagli e di senso, saltando quelle intersezioni di solitudini da cui ci troviamo talvolta circondati, o colmando di significati i luoghi e i momenti in cui ci immergiamo, o “leggiamo camminando”. Rievocava Alessandro Seri un’antica passeggiata notturna con Francesco Scarabicchi per angoli di Ancona, che avevano bisogno di occhi speciali per essere toccati, e che anche noi attraverso le loro parole potevamo percepire ancora vicini.
La poesia in biblioteca anche per la presenza in sala di amici con cui Francesco negli anni ha condiviso molti di questi momenti e che ieri sera lo hanno accompagnato per essere con lui, e con noi, come i poeti Fabio Pusterla e Massimo Gezzi e poi Massimo Raffaeli e altri amici ancora,  in una sala piena, con le tante persone che ci hanno seguito durante questa rassegna, anche noi a riempire di ulteriori significati un luogo già di per sé ricco e carico di stimoli, amico.
Il primo incontro c’era stato soltanto il 6 ottobre, ventotto giorni fa, il tempo di un ciclo lunare, c’era in cielo un mese fa un inizio di falce crescente  e di nuovo ieri sera (pioveva, era nascosta dalle nubi ma c’era): me ne accorgo ora, riguardando il manifesto preparato per noi da Ezio Bartocci – fine interprete, come sempre, delle nostre intenzioni – di quella falce di luna che ci guarda e sorride mentre accompagna il volo di una casa – o forse di una biblioteca con tutti i suoi libri, chissà? – a cavallo di soffici nubi bianche sospese nella notte blu. In volo sopra la terra disegnata dai poeti.

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Oppure, per dirla in modo scherzoso, le Marche in biblioteca diventano la biblioteca nelle Marche, per continuare a leggere camminando. Il sentimento della nostra regione è stato fortemente presente in questi incontri, ancora di più e con una consapevolezza ancora più pressante negli ultimi due, all’insegna delle nuove scosse del terremoto già iniziato il 24 agosto e ora di nuovo mercoledì 26 e domenica 30 ottobre, come un ulteriore sfida, o un ulteriore richiamo al bisogno di ritrovarsi.
In chiusura di serata Francesco Scarabicchi ha voluto ricordare Pier Paolo Pasolini, poeta innanzitutto, barbaramente martoriato e ucciso nella notte tra il 2 e 3 novembre del 1975, recitandoci la sua poesia Supplica a mia madre, che poi Gastone Pietrucci e Marco Gigli hanno riproposto in canto e musica.
Davvero una serata densa e ricca di emozione, a riassumere il senso dell’intera rassegna. Un grazie a tutti i partecipanti.
Anche ieri sera ci siamo salutati con una degustazione di Verdicchio, offerto dal quinto dei vignaioli che hanno accompagnato la rassegna, l’azienda Pievalta di Maiolati Spontini; ancora un piccolo e giovane produttore che si dedica alla produzione di vino con l’impegno verso la tradizione e la cultura del territorio e il rispetto della natura e della qualità.
Il nostro impegno è di proseguire con queste occasioni di incontro.

(grazie per le foto a Giandomenico Papa)

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