Le Marche in Biblioteca, cronaca della quarta serata

7È la Memoria nei suoi infiniti modi di esprimersi, a sembrarmi in questo momento uno dei fili conduttori che sta attraversando i nostri Giovedì Letterari della Planettiana. Quella Memoria che vive con noi e si rinnova nella sua ricerca e riscoperta continua del mondo che ci ha formati.
Così nelle Marche dell’arte attraverso lo sguardo dei poeti (S’agli occhi credi) con cui si è aperta la rassegna, nelle opere d’arte che sono il riferimento del nostro paesaggio interiore, connotato di luoghi, paesi, incontri.
6Così nelle parole di Maria Grazia Maiorino (Angeli a Sarajevo) capaci di rendersi leggere per cogliere la pienezza delle nostre relazioni con i luoghi, che non sono mai soltanto spazi ma insieme, come in una metamorfosi, anche luoghi del tempo.
Ne abbiamo parlato con Loretta Emiri (Amazzone in tempo reale) scovandone ancora altre angolazioni, ed evidenziando come le culture non sono oggetti statici da preservare all’oblio, imbalsamandole, ma sono la vita stessa che nonostante la compressione esterna riesce a rinnovarsi e restare presente tra noi proprio se non perde la memoria delle radici.

1E anche ieri sera, giovedì 27, con Matteo Petracci (I matti del duce) è emerso, a mio avviso, un’altro lato di questa Memoria che ci attraversa, ad esempio quando Matteo ha sottolineato come l’uso strumentale dello stigma della malattia mentale (“paranoia-mania politica” era scritto nella diagnosi che marchiavano) aveva proprio l’intenzione di spezzare una Memoria. Chiudere in prigione o inviare al confino un oppositore fa di lui un martire, da cui lo stesso può riscattarsi, rivendicando la repressione subita come elemento costitutivo della sua persona. Stigmatizzarlo, invece, è il tentativo di ucciderne anche l’identità, farlo scomparire. Nessuno rivendica di essere stato rinchiuso in manicomio.
2L’esclusione estrema, che arreca un dolore incontenibile, e chi l’ha subita riesce a riscattarsi, a ristabilire la continuità non solo con la propria storia individuale ma soprattutto tra se e gli altri, solo annullandola quell’esclusione, se vi riesce. E così Matteo, che ha raccontato il suo libro attraverso la conversazione con Alessandro Seri,  ha concluso proprio con una una di queste storie di riscatto, che gli ha consentito poi di allargare di più il discorso, per ricordarci come tutti noi, la nostra storia oggi, l’affermazione della nostra dignità, di cui godiamo magari senza rendercene conto, sono possibili perché altre generazioni prima di noi hanno ingaggiato un percorso di riscatto, fatto di lotte e di fatiche. Siamo noi la nostra Storia.
3Avevo introdotto la serata ricordando il nuovo terremoto che la sera prima ha colpito le zone montane della nostra regione, e l’impatto che può avere sulla continuità culturale e sociale delle nostre comunità. È questa la nostra reazione con i luoghi.
Come nei due incontri precedenti, la conversazione tra Alessandro Seri e Matteo Petracci è stata arricchita, introdotta e poi accompagnata da alcuni brani musicali degli allievi della Scuola Musicale Pergolesi e dalla lettura, a cura del gruppo ArciVoce di alcuni brani del libro, scegliendo in particolare alcune lettere scritte allora – siamo attorno agli anni Trenta del 4Novecento – da parenti degli internati oppure testimonianze dirette degli internati stessi, i “pazzi non allineati”, affetti da “mania politica”. Per chi vuole approfondire, ricordo la recensione del libro a cura di Luca Pakarov.

Nella seconda parte della serata, dedicata ai vini, l’ospite di turno è stata l’azienda vinicola La Staffa di Staffolo, presente Riccardo Baldi che ci ha presentato la sua attività e il verdicchio che aveva portato con se per degustarlo insieme a noi. Nell’articolo “il vino è il canto della terra verso il cielo” è raccolto un commento al lato “vignaiolo” della rassegna e  al suo significato, con le schede di tutti i vignaioli che hanno collaborato.

(Il prossimo e quinto appuntamento è giovedì 3 novembre, con il libro “Una città di scoglio” di Francesco Scarabicchi, accompagnato da Gastone Pietrucci La Macina.)

 

 

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