Cristina Babino ha curato le antologie “Femminile plurale. Le donne scrivono le Marche”, e “S’agli occhi credi. Le Marche dell’arte nello sguardo dei poeti”, protagonista quest’ultima della prima serata de “Le Marche in Biblioteca”. Entrambe le antologie sono pubblicate da Vydia editore.
A cura di Tullio Bugari, Altrovïaggio.
Negli ultimi anni hai curato per l’editore Vydia due antologie dedicate alle Marche, “Femminile plurale. Le donne scrivono le Marche”, e “S’agli occhi credi. Le Marche dell’arte nello sguardo dei poeti”. Oltre a fare la curatrice sei intervenuta in entrambe con un tuo contributo diretto. Come è nato questo progetto di indagare, attraversare direi, i molteplici piani di questa regione? Da dove è nata questa esigenza e come è maturata e ha preso forma?
“Vivo stabilmente all’estero da quasi dodici anni ormai. Ho fatto esperienze di vita e lavoro in Irlanda, Inghilterra, e ora in Francia. Mi sento davvero cittadina europea, ma non ho mai dimenticato le mie origini, né allentato il mio legame forte con Ancona, la mia città natale, e con le Marche. Anzi, negli ultimi anni devo dire che si è rinsaldato ancora di più, proprio grazie a questi due progetti editoriali, a cui tengo davvero tanto e che mi hanno dato molte soddisfazioni. Una volta ho sentito dire questa frase: “nessuno tiene di più alle sue radici come quelli che se ne vanno”. Credo che sia molto vera. In effetti, nel mio caso, è proprio nella mia condizione di lontananza che ho maturato il pensiero e il forte desiderio di dedicare delle nuove pubblicazioni alla mia regione, nuove soprattutto per i temi che propongono, e le modalità in cui questi vengono affrontati. Si tratta in effetti di due raccolte che non c’erano, e di cui secondo me si sentiva la mancanza. L’incontro con Vydia Editore è stato determinante per la realizzazione di questi due progetti. È davvero raro, soprattutto nell’ambito dell’editoria locale, trovare un editore tanto aperto e disponibile a scommettere, investendo, su un’idea che ritiene meritevole.
Per quanto riguarda Femminile plurale. Le donne scrivono le Marche, antologia uscita nel 2014, l’idea nasce dalla semplice osservazione di come la definizione di «Marche plurali» sia stata largamente – e direi giustamente – enfatizzata a fini turistico-promozionali per quanto riguarda la dimensione pluriforme e variegata della regione, e di come, al tempo stesso, non si fosse ancora posto a sufficienza l’accento sulla sua caratterizzazione di genere femminile: l’ennesimo segnale, credo, di quanto la dimensione e l’apporto femminili vengano troppo spesso sorvolati, sottovalutati, trasversalmente e a più livelli, e in modo particolare in ambito artistico, culturale, letterario. Ogni autrice che ho chiamato a partecipare ha naturalmente un suo mondo, una sua formazione, un sua esperienza di vita e professionale e quindi una sua personale visione delle cose che ha riversato nella scrittura di uno degli aspetti della regione racchiusi nel libro: che si trattasse di racconti, che si parlasse di eredità storico-artistiche o letterarie, di eventi storici o di attualità, ognuna lo ha fatto secondo le sue inclinazioni, in piena libertà di stile, approccio e contenuti. Il risultato è un libro corale, assolutamente variegato e composito – proprio come lo sono le Marche – che racchiude diciassette autrici, ciascuna con la propria restituzione della sua porzione di territorio, sia esso fisico o artistico e ideale. Vorrei anche ricordare con affetto la giornalista Maria Grazia Capulli, che ha voluto con grande generosità partecipare a questo mio progetto con un saluto introduttivo al volume.
“S’agli occhi credi. Le Marche dell’arte nello sguardo dei poeti”, uscito nel dicembre del 2015, lo ritengo invece la realizzazione di un desiderio che avevo da tanto tempo. Sono un’appassionata di letteratura e poesia, ma sono anche una studiosa d’arte e ho sempre creduto molto nella commistione di generi, nel forte potere creativo dell’interdisciplinarietà, nei vasi comunicanti. La mia tesi di laurea al DAMS di Bologna, per dire, riguarda gli scritti sull’arte di Eugenio Montale. Quindi diciamo che la mia è una “fissa” che va piuttosto indietro nel tempo. Con questo libro ho voluto soprattutto celebrare le grandi bellezze artistiche che custodiamo capillarmente nelle Marche, spesso in luoghi “minori”, sperduti o sconosciuti, e quasi sempre non valorizzati, chiedendo ad alcuni tra i migliori poeti marchigiani di “riscrivere” ognuno – in prosa però – un’opera d’arte. Quello che mi interessava era mettere in evidenza lo sguardo particolare, l’approccio privilegiato di chi scrive in poesia, alle prese questa volta con un ambito letterario per loro “diverso”, quello della prosa appunto, e applicato al valore aggiunto dell’arte visiva. Un esperimento di commistioni di generi, che credo si possa dire riuscito. Sono stata davvero felice che quasi tutti gli autori da me chiamati si siano resi disponibili a partecipare, con testi che sono tutti, nella loro diversità, di grande valore.”
È possibile definire un confine, un crinale, una dorsale, dove la scoperta o le conferme si mescolano una nell’altra? E che cosa ha significato tutto questo viaggiare insieme, perché sono molti gli autori e ancora di più le autrici con cui hai lavorato?
“Entrambi i libri sono stati per me, in quanto curatrice, una bellissima occasione per stringere o rinsaldare legami umani con gli autori e le autrici che hanno voluto condividere con me queste avventure. Non è stato sempre facile, naturalmente, i problemi e le difficoltà di coordinare e rapportarsi con tanti autori e autrici diverse non sono mancati. Ma devo dire che ne è comunque decisamente valsa la pena. Un impegno ripagato dalle tante attestazioni di stima e dimostrazioni di apprezzamento che ho ricevuto. Nella lontananza, forse anche queste cose si apprezzano di più.
L’aspetto più bello, credo, sia l’essere riuscita a mettere insieme autori e autrici di diverse generazioni, già affermati – spesso ben oltre i confini regionali – ed esordienti. Penso soprattutto a Femminile plurale, nel quale accanto ad autrici già largamente conosciute e apprezzate ho voluto includere anche tre esordienti di grande talento. Ma anche in S’agli occhi credi troviamo fianco a fianco poeti autorevoli come Scarabicchi, Piersanti e D’Elia e autori più giovani ma dal profilo autoriale già ben delineato (Morresi, Mancinelli, Gezzi, solo per dirne alcuni). Una cosa niente affatto scontata.”
E come continua a vivere questo viaggio, nelle presentazioni e incontri pubblici, tra loro diversi, che in questi anni avete fatto con le due antologie? Incontri ai quali peraltro non partecipano mai tutti gli stessi autori, e tu stessa non riesci ad essere sempre presente…
“Il fatto di aver coinvolto molti autori e autrici ha un lato pratico molto positivo: le occasioni di presentazioni e incontro si moltiplicano, anche grazie alla loro iniziativa. E ogni volta partecipano autori diversi, a seconda del luogo e degli impegni, per cui non ci si annoia mai, e ogni evento è diverso dall’altro. Sinora abbiamo presentato i nostri libri in contesti di grande prestigio, come la Camera dei Deputati, il Salone del Libro di Torino, la Libreria delle Donne a Bologna, l’Università di Urbino alla presenza del Rettore, le rassegne annesse del Macerata Opera Festival, o ancora luoghi incantevoli come Villa Colloredo Mels di Recanati, la Casa Museo Osvaldo Licini, La Biblioteca Mozzi-Borgetti di Macerata, la da poco riaperta Pinacoteca Podesti di Ancona, lo splendido Museo del Giocattolo sempre ad Ancona, e più recentemente la Biblioteca Planettiana di Jesi. E molti altri eventi sono in programma. Insomma, abbiamo cercato di portare questi libri un po’ ovunque nelle Marche e fuori. La risposta del pubblico è stata sempre molto buona.
Spesso, purtroppo, data la mia residenza all’estero, mi è impossibile partecipare di persona. Ma ci tengo a curare anche da lontano il coordinamento e l’organizzazione degli eventi. È certo un grande dispiacere quando non posso esserci fisicamente, ma grazie alla partecipazione di tanti so ogni volta di lasciare i “miei” libri in ottime mani. Con l’augurio di rivedersi alla prossima occasione.”