Il 10 maggio ricorre l’anniversario del rogo dei libri ad opera dei nazisti, nel 1933, non un episodio isolato ma solo il punto più eclatante di una campagna pianificata e attiva da tempo, per spianare la strada a tante altre tragedie. Lo scorso anno scegliemmo questo tema, con il Titolo AL ROGO profezia & memoria (qui accanto la locandina che realizzò Ezio Bartocci), per per dedicare la nostra attenzione alla giornata della memoria il 27 gennaio, con letture di brani, filmati e discussioni tra noi, raccolti nella piccola e bella biblioteca del Torrione di Santa Maria Nuova. Oggi, 10 maggio, questo tema è stato ripreso in Italia da molti circoli Arci, che terranno nello stesso momento iniziative di lettura, mentre l’Arci nazionale spedisce una lettera aperta al Ministro della Cultura Franceschini, affinché questi anniversari non siano solo rievocazioni storiche ma occasioni per riflettere sulla difficile situazione della cultura anche ai giorni d’oggi. Magari non ci sono più i roghi veri e propri ma tante altre diverse forme che rendono questi temi ancora fortemente attuali. Qualche settimana fa avemmo l’occasione di parlarne, delle biblioteche, dei libri e della lettura come condivisione sociale, alla presentazione del libro L’erba dagli zoccoli, come è raccontato nella nota Andare per biblioteche.
Ecco di seguito il testo della lettera inviata dall’Arci al Ministro.
Caro Ministro,
siamo l’Arci, l’associazione ricreativa culturale italiana maggiormente radicata sul territorio. Scriviamo perché oggi, 10 maggio, ricorre l’anniversario del rogonazista dei libri non graditi alla loro folle ideologianell’Opernplatzdi Berlino.
Era il 1933 e di certo quello rappresenta un atto simbolico e materiale di annientamento di culture, quale premessa a ciò che da lì a poco sarebbe stato: l’annientamento e la sottomissione di altri popoli per la conquista del mondo.
Vogliamo quindi usare questa ricorrenza per richiamare la sua attenzione alla cultura e soprattutto alla lettura.
I dati ISTAT in questo senso non fanno che certificare un’altra volta il costante declino della fruizione letteraria da parte delle italiane e degli italiani, rilevando, anche in questo campo, un abissale divario tra il nord e il sud del paese, divario ancor più preoccupante perché tocca il profilo culturale, quindi immateriale, assai più profondo delle condizioni materiali.
Sappiamo, e abbiamo sempre sostenuto, come la cultura sia ambito rilevante per l’Italia, sotto il profilo del patrimonio e quindi anche economico. Anche in questo senso leggiamo con viva soddisfazione lo stanziamento del MIBACT di un miliardo di euro per il Piano Strategico Turismo e Cultura.
Non far partire però una spinta straordinaria a favore dell’accesso universale alla cultura contraddice quanto sopra e rischia di depotenziare gli interventi che il suo Ministero sta progressivamente in questi ultimi anni mettendo in atto sul fronte culturale (art bonus, legge cinema, riassetto e direzione monumenti e musei, e molto altro).
L’anno scorso, il 2015, era stato da lei dichiarato anno delle biblioteche, ma non ci pare che questo abbia avuto particolarmente seguito.
Crediamo che le biblioteche da quelle statali a quelle locali rappresentino un formidabile veicolo universale e plurale di cultura, l’unico oggi in grado di offrirla alle persone al di fuori delle leggi di mercato. In esse non ci sono monopoli editoriali che tengano, troviamo di tutto e di più.
L’accesso al prestito e alla consultazione in forma gratuita di testi, giornali, fumetti è da considerarsi la porta principale da cui far entrare vecchi e nuovi lettori. È la via d’accesso primaria all’integrazione tra culture e condizioni sociali differenti, è democratica, è orizzontale, è insomma davvero per tutti.
È la via maestra da percorrere per approfondire, comprendere, crescere ed emanciparsi in autonomia.
È sotto gli occhi di tutti come, a parte alcuni territori di eccellenza, il sistema bibliotecario risulti trascurato e poco valorizzato rispetto alle potenzialità che esso rappresenta. Se non altro è difficilmente inteso dalle istituzioni in una chiave dinamica e propositiva.
Chiediamo perciò un rinnovato impegno dello Stato per le biblioteche perché è tenendole aperte, aggiornandole, vivacizzandole che possiamo sperare di arrestare e invertire le tendenze rilevate dall’Istat.
È perché continuando ad essere quello che sono e dispiegando tutto il loro potenziale, che possiamo pensare che più cultura equivale a più democrazia, pensare che con la cultura effettivamente si possano sconfiggere terrore e estremismi, siano essi di intolleranza, siano essi di fede e credo.
Chiediamo che il sistema possa essere ripensato, magari proprio attraverso il coinvolgimento dell’associazionismo e del terzo settore tutto, perché, anche sussidiariamente, si possa immettere nuova linfa in questo comparto.
Se non vogliamo assistere ad altri roghi, siano essi anche figurati (l’immagine di internet che brucia i libri e quindi il pensiero complesso e articolato, è un’ottima metafora per capire quale fenomeno oggi sia l’analfabetismo funzionale), ripensiamo le biblioteche anche fuori dagli schemi.
Potenziamole sul territorio, ora che il riassetto istituzionale che non delega più alle province competenza in materia rischia di non consentire interventi organici e di sistema.
Investiamo in pensiero e progetti, ora che le regioni su questa materia non hanno ancora prodotto elaborazioni avanzate o innovative.
Facciamo delle biblioteche una cosa viva, come vive sono e saranno le pagine di libri, giornali, fumetti.