È on line dal 1° ottobre il numero zero della rivista “La macchina sognante”, ricca di interventi, riflessioni, racconti, poesie, citazioni; il titolo è lo stesso del romanzo postumo di Julio Monteiro Martins, pubblicato da Besa editrice, e la stessa rivista è un omaggio a Julio; sul percorso che ha portato alla sua realizzazione e «sul perché della “macchina”, macchinisti e visioni del futuro», ecco la riflessione di Bartolomeo Bellanova e Pina Piccolo.
Per far continuare a vivere un’eco dell’opera di Julio Monteiro Martins lo scrittore brasiliano recentemente scomparso abbiamo battezzato questo spazio aperto “La macchina sognante”, prendendo a prestito il titolo del suo ultimo libro di riflessioni, pubblicato postumo a marzo 2015. Ci siamo ritrovati con entusiasmo ad essere l’equipaggio di questa “macchina sognante” che è la letteratura; una letteratura attorno alla quale ha ruotato la stessa vita dell’autore, che mai ha fatto della scrittura un atto isolato e solitario, ma si è sempre esposto pubblicamente per renderla pratica attiva, bene pubblico. Una letteratura, per noi macchinisti che s’interfaccia continuamente con la realtà sociale delle rispettive comunità e che non può essere rifugio metafisico fuori dal mondo. Una letteratura che attraverso la parola dia forma ai contenuti di disagio, protesta, disperazione, speranza nella convinzione che tutti i fenomeni del mondo sono interconnessi tra loro. Uno spazio che ci faccia sentire vicini in quanto abitanti di un immenso villaggio – globo, con l’anelito comune di una vita dignitosa e libera che da sempre spinge gli uomini e le donne alla lotta. Uno spazio letterario rivolto non già agli accademici e ai loro dibattiti, ma alla gente comune. Sostiene il poeta nicaraguense Ernesto Cardenal che la poesia è un diritto fondamentale della gente alla stessa stregua di altri diritti fondamentali quali la libertà di parola o l’accesso al cibo. Se la letteratura si fa pane quotidiano può contribuire a creare un mondo meno peggiore dell’attuale? Senza facili e ingenui ottimismi siamo convinti che l’accesso alla forma letteraria quale espressione immediata, profonda, autentica, possa quantomeno essere una terapia per portare a galla dall’iceberg che galleggia in ogni essere umano, le proprie emozioni, le proprie, paure, le proprie speranze e, appunto, i propri sogni. La letteratura può diventare scandaglio per interrogare se stessi e la realtà con uno sguardo più aperto. Avrà spazio in questa macchina virtuale l’ecologia con la visione indigena dei problemi e della bellezza della terra. Avranno spazio le voci che si occupano a vario titolo (poesia, saggi, narrativa) dei sessanta milioni di migranti nel mondo (molti dei quali raggruppati nella sezione denominata “Sconfinanti”), i diritti negati, ma non mancheranno saggi su romanzieri o poeti noti al pubblico, come pure saggi che non parlano direttamente di letteratura ma di argomenti e visioni che dovrebbero entrare nella letteratura, mentre questa registra il mondo che c’è e si occupa di prefigurarne uno o molti che potrebbero esserci. La volontà comune è di creare uno spazio aperto senza steccati che possa ospitare i contributi di quanti, italiani e non, vogliono esprimersi attraverso la propria lingua (di ogni testo verrà riportata la versione italiana e, a seguire, quella in lingua originale) e, fatto ancor più rilevante, di quanti stranieri scriveranno in italiano. Non abbiamo voluto creare una categoria del genere “scrittori migranti” perché crediamo che il loro esprimersi nella nostra lingua madre sia un arricchimento per tutti e un fenomeno da non tenere più separato dagli scritti degli autori italiani. Solleciteremo contributi da scrittori, poeti e saggisti che normalmente non hanno spazio d’espressione per far giungere i loro lavori al pubblico sia perché in Italia il mondo letterario ha un elevato grado di autoreferenzialità, sia perché stranieri appartenenti soprattutto al sud del mondo. Non si tratta di alimentare un falso atteggiamento di rincorsa al “nome esotico” per principio, ma il nostro scopo è fornire visioni diverse allo stesso problema, angoli, interpretazioni di un caleidoscopio di luce che non può essere ridotta alla versione fornita sempre e solo dai potenti mass media occidentali. Ovviamente ci farà piacere ricevere anche contributi da parte di autori famosi se vorranno contattarci e noi non esiteremo a contattare anche nomi che potrebbero sembrare al di fuori della nostra portata se riteniamo che hanno da dire cose che interessano i nostri lettori. I criteri di selezione dei testi saranno improntati al contenuto e, soprattutto per le sezioni poesia e narrativa, anche alla forma, sempre con il faro della pari dignità tra autori di ogni paese del mondo. Questo meccanismo trasparente di scelta dei contenuti si tradurrà con la presenza in calce ad ogni lavoro pubblicato del nome del macchinista che ha effettuato la scelta ( e che per il momento viene identificato come autore (del post) finché non avremo trovato una dicitura più adatta. In molti casi ci sarà anche una breve introduzione da parte di chi ha scelto il testo. In fondo al post, per comodità dei lettori vi sarà una breve biografia e una foto. Già guardando questo numero zero siamo contenti di non avere le solite “foto segnaletiche” ma tante immagini di scrittori e scrittrici, giovani e di tutte le età e di tutte le provenienze intenti a vivere la propria vita ( si distingue tra le tante foto quella di Karl Guillen, detenuto per 26 anni, sette dei quali nel braccio della morte, che si prepara un caffè con la moka mentre fuma una sigaretta… L’obiettivo non nascosto di questo viaggio letterario per mille culture è anche un obiettivo pratico e ancorato al territorio in cui viviamo. Si stanno verificando e intensificando nella nostra penisola episodi di razzismo, d’indifferenza o di cattiveria strisciante nei confronti dei diversi siano essi migranti, omosessuali, Rom, homeless. Cattiva informazione e forze politiche che alimentano per il proprio tornaconto elettorale queste paure verso il diverso, che costruiscono muri d’incomprensione e odio possono, se non adeguatamente disinnescati, farci precipitare verso lo sdoganamento di sentimenti e atteggiamenti tipici del ventennio fascista, che credevamo ormai presenti solo sui libri di storia. E cosa più importante, è che vogliamo rispecchiare quello spirito di “sconfinamento” che si sta verificando in tutto il mondo e che potrebbe essere foriero di un nuovo modo di stare nel pianeta, negando i confini che sono costrutti umani e non elementi naturali. Per alcuni di noi, la preoccupazione cresce perché ai fenomeni sopra elencati si accompagna lo straniamento da se stessa dell’Europa migliore, aperta e multiculturale che ha abdicato i destini dei popoli ai tecnici della finanza. Siamo convinti infatti che un nuovo umanesimo che coinvolga tutti i popoli della terra nella cura del pianeta e non nella sua distruzione, non possa prescindere dal coinvolgimento attivo di tutti, soprattutto dei più giovani, meno fuorviati degli adulti, da pregiudizi e preconcetti devianti, perché un altro mondo non è più solo possibile, ma necessario alla sopravvivenza della specie umana.