Titolo: Alle origini. Conoscere le vite dei nostri avi per liberarci dai condizionamenti familiari
Autori: Monica Vincenzi, Luigi Casa
Casa editrice: Infinito edizioni
“Tutto cominciò quando Gelsomina decise di andare a farsi leggere il futuro”. Inizia così il lungo racconto, quasi una saga familiare, di Monica Vincenzi e Luigi Casa. Il sottotitolo recita “conoscere le vite dei nostri avi per liberarci dai condizionamenti familiari” ma non rende davvero, mi sembra, l’intenzione degli autori se non si sottolineasse che il conoscere non è, come certe volte oggi giorno spesso si sottintende, acquisire una regola, una ricetta, un qualcosa di sbrigativo e risolutivo, bensì è un lento, graduale, tenace e indulgente comprendere. Comprendere le proprie origini, di cui siamo fatti, per non subirle inconsapevolmente. È questo lo spirito con cui ho letto questa saga familiare di persone normali, che parte da oltre un secolo addietro e arriva ai nostri giorni, attraverso le storie di tanti personaggi e di più generazioni.
Gli autori disegnano anche due alberi genealogici – in ogni copia che si forma ci sono sempre due alberi genealogici – con le parentele, i nomi, i matrimoni, per aiutare a orientarsi quasi topograficamente in un qualcosa a cui purtroppo non siamo abituati. Assai più spesso, nella percezione delle nostre storie personali, non riusciamo ad allargarci oltre un ristretto numero di persone e arco di tempo, avvertendo una sensazione di ignoto disagio per ciò che va oltre. Siamo ignoti a noi stessi. Ma ciò che il libro ci dice, è che “oltre” non c’è il nulla o il vuoto, ma esiste ancora qualcosa che ci parla ma non ce ne rendiamo conto. E così è lento il cammino per andare oltre, per comprendere, recuperare i significati nascosti dietro una data, un anniversario, una scelta e altro ancora. Persino lo scegliersi di due persone, lo scegliere di “incrociare” due alberi genealogici non nasce da circostanze casuali, ma si svolge anche nell’ambito di terminati “influssi”. Comprendere richiede allora anche, e soprattutto, il recupero delle storie, l’attenzione per le cose da tramandare e da raccogliere, la consapevolezza di essere parte di un intreccio più ampio di relazioni. E anche di contesti, sociali e storici, che le diverse generazioni attraversano, perché la vita non si svolge e non si tramanda asettica, fuori dalle sfide sociali e concrete che affronta. C’è dunque, sullo sfondo di queste vite, anche la storia degli ultimi cento e oltre anni, nelle società contadine e mezzadrili, di fatiche, separazioni, allontanamenti dalle famiglie troppo povere per andare a far le serve o i servi, i ritiri precoci dalla scuola, le molestie, le guerre, le emigrazioni. C’è un sostrato di vita osservato dall’angolo visuale dei singoli e delle loro vicende quotidiane. Certo, non è la dimensione della storia sociale quella in primo piano in questo libro, restando l’attenzione rivolta ai singoli comportamenti, ai tratti del carattere, cercando di penetrare nel sentire del singolo e cercando di coglierne la relazione con le esperienze e il sentire degli altri membri della famiglia e delle famiglie venuti prima, e il seguirli attraverso il dispiegarsi dei “copioni familiari”. Mi verrebbe da dire, come una commedia dell’arte dove compaiono sempre nuove varianti e adattamenti infiniti e risvolti sempre imprevedibili, ma scaturiscono sempre dallo stesso intreccio di fondo, sul quale la vita da sempre deve improvvisare di volta in volta le sue soluzioni. Comprendere quell’intreccio, quel copione familiare, è su questo che il libro attira la nostra attenzione. Comprendere il retroterra da cui emergiamo, e non liquidarlo con troppa disinvoltura.
Vorremmo ringraziare Tullio Bugari per la bella recensione e soprattutto per la comprensione così completa degli intenti del nostro libro!
Monica Vincenzi e luigi Casa