“Fabian. Storia di un moralista”, di Erich Kästner

NZOTitolo: Fabian, storia di un moralista, ovvero L’andata a puttana
Autore: Erich Kästner
Casa editrice: Marsilio

Il libro fu pubblicato per la prima volta, in Germania, nel 1931, Hitler aveva già avuto una prima affermazione elettorale nel 1930. Il protagonista del racconto, Fabian Jakob, “si confronta con una Berlino e una Germania pronta a consegnarsi a Hitler”, scrive  Gianfranco Bettin nella prefazione: “(…) Nella Berlino in cui capita il giovane provinciale, che ne percorre la ‘topografia dell’immoralità’ commiserando chi non ha ‘la più pallida idea delle pazzie nascoste dentro le facciate delle case’ in cui viviamo alla giornata, la crisi non finisce mai! (…) Ci sono nazisti e comunisti che si azzuffano, con i nazisti sempre più aggressivi e ben protetti dal potere. Ci sono borghesi corrotti, e piccolo borghesi e proletari smarriti, frustrati, perduti in paure e velleità, inchiodati a concreti bisogni irrisolti. Ci sono giovani senza prospettive, senza speranze e senza sogni e ambizioni sbagliate. Disposti a tutto, a vendersi, a prostituirsi (c’è molta prostituzione femminile nel libro, da bordello ma anche quella che oggi chiameremmo da scambio, da carriera, e c’è pure prostituzione maschile, alla gigolò: quella Berlino, forse quell’Europa, erano davvero in anticipo sui tempi…”. 

Il solo amico di Fabian, suo alter ego, è il giovane intellettuale Labaude, “un tipo costruttivo, positivo – scrive ancora Bettin – politicamente radicale ma anche razionale. Guarda al mondo e alla Germania utilizzando gli strumenti dell’analisi sociale e politica. È un materialista storico, più socialista che comunista, certo radicale ma ben convinto che la via d’uscita alla crisi europea stia in una prospettiva che (…) risulta una lucida una lucida prefigurazione delle socialdemocrazie centro e nord europee del secondo dopoguerra”.
Ma se secondo l’amico Labaude tutto questo è possibile perché “la gioventù, almeno nella sua parte migliore, rifiuta l’egoismo senza scrupoli ed è abbastanza intelligente da preferire una riorganizzazione del sistema all’inevitabile crollo del sistema stesso”, Fabian comunque non ci crede. Kästner gli fa dire, mentre parla con un comunista: “Il proletariato è un’associazione d’interessi. La massima associazione di interessi che esista. Lottare per i vostri diritti è un sacrosanto dovere. E io vi sono amico, perché abbiamo lo stesso nemico e perché amo la giustizia. Sono vostro amico anche se ve ne infischiate. Ma, caro mio, anche se lei, sì, proprio lei, dovesse arrivare al potere, gli ideali dell’umanità contemporanea continueranno a restarsene a piangere seduti in un cantuccio. Essere poveri non significa necessariamente essere giusti e onesti”.

Kästner – ricorda Bettin – verrà rimproverato  dalle teste migliori della sinistra del Novecento, vedendo nel suo atteggiamento un nichilismo a cui non corrispondeva nessuna azione. “Erano tempi di conflitti radicali – prosegue Bettin – che precludevano alle grandi tempeste che porteranno dittature e catastrofi belliche. La concorrenza politica e il rigore ideologico pretendevano un’adesione piena. Al realismo socialista e autocelebrativo dell’Unione Sovietica corrispondeva, nella sinistra europea, la pretesa non solo di un impegno antifascista e antinazista, di una netta scelta di campo anticapitalista, ma anche di una fedeltà tattica, di cui era parte integrante l’ostentazione di fiducia nella lotta di classe e nel progresso che inevitabilmente avrebbe generato sotto la guida del partito, avanguardia cosciente e organizzata. La cultura, l’arte, la letteratura dovevano essere parte di questa lotta non solo sul pano degli ideali che evocavano ma anche della tattica più utile a fare avanzare il partito. Non era ammissibile il disincanto, non lo scetticismo, ancora meno la disperazione. E figurarsi la critica al partito o all’ideologia, o la satira verso i suoi esponenti.”

“Basta una piccola crepa e la baracca crolla” è una delle affermazioni di Fabian, di fronte alla fragilità della società e al suo disgregarsi. Fabian è un non eroe che diventerà suo malgrado eroe, tragico, non per caso ma per scelta, nel tentativo di salvare un bambino. Ben più fragile si dimostrerà invece proprio il suo alter ego, l’amico Labaude. Ad un certo punto del racconto Fabian fa uno strano sogno, nel quale oggi ci sembra d intravedere una preveggenza dei campi di sterminio: “Davanti a loro torreggiava una macchina enorme, grande quanto il duomo di Colonia, e introno si affaccendavano operai seminudi, armati di badili, che infornavano centinaia di migliaia di piccoli bambini in una caldaia gigantesca, in cui ardeva un vivacissimo fuoco.” Nonostante l’evocazione di tali immagini e il nichilismo che lo circonda, il personaggio Fabian continua ad aggirarsi con disincanto ma quasi leggero, con uno sguardo ironico  simile alla satira. (Un solo esempio, da un dialogo:”Ma non gliele passa l’Assistenza, le scarpe?” domandò il miope. “Ho i piedi troppo delicati” spiegò l’ometto. “E allora vada a impiccarsi” gridò l’uomo che stava alla finestra. “Ha il collo troppo delicato!” commentò Fabian). Tale è la scrittura di Kästner, che sarà soprattutto uno scrittore per ragazzi, e continuerà a vivere in Germania, controllato dalla Gestapo, mentre i suoi libri verranno bruciati insieme a tanti altri nei roghi dei nazisti.

Di solito pensiamo al nazismo nell’orrore delle sue conseguenze, invece questo libro ci offre uno squarcio del prima, mentre si sta preparando la caduta della Germania. Nel 1930 Hitler ha già avuto una prima affermazione elettorale. Nel 1929, con la crisi di Wall street esplode la bolla creditizia che attraverso i crediti esteri aveva permesso alla Germania non solo di pagare i debiti di guerra ma anche di finanziare lo sviluppo economico degli anni Venti; con la crisi il Pil cade a precipizio e i tassi di disoccupazione esplodono, i governi che si succedon operano tagli drastici alle spese pubbliche, senza interpellare nemmeno il parlamento. nell’estate del ’31 le banche tedesche iniziano a cadere. Sono questi solo alcuni riferimenti generici della situazione, non voglio semplificarla, sarebbe invece interessante approfondirla. Il racconto di Kästner ce ne offre una visione particolare, da un’angolatura individuale, quella del personaggio di Fabian.

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