‹‹E’ interessante, non è vero, come solo negli ultimi dieci, quindici anni ci siamo accorti di quanto sia importante nella condotta delle nostre vite il processo di realizzazione di storie, la narrativa! Perché fino ad ora siamo stati così ciechi riguardo a questa questione? (…) E’ curioso come per quanto tempo psicologi e scienziati del sociale hanno ignorato la narrativa. Forse essa ci viene così naturale che normalmente siamo inconsapevoli di essere sotto il suo controllo. Sai, come dice il vecchio proverbio il pesce sarà l’ultimo a scoprire l’acqua››
Scrive così Jerome Bruner in una emal di risposta a Marta De Lorenzo, allora studentessa che si accingeva a scrivere la sua tesi di laurea sul lavoro e sul pensiero di Bruner, circa il ruolo della narrazione all’interno della nozione d’identità. La tesi è disponibile in rete, con il titolo “Racconto e costruzione narrativa dell’identità in Jerome S. Bruner”. Un bel lavoro, che mi stimola a riprendere i libri di Bruner, consultati anni fa quando ero alle prese con il mio lavoro di ricercatore sociale, e ora da qualche anno finiti dietro un angolo della libreria a respirare un po’ di polvere, da soffiare via. Ottimo, credo, anche per chi, volendo approfondire, può seguire la tesi di laurea come una guida, ampia e completa, più di una semplice introduzione.
‹‹La narrativa›› – scrive Bruner, in uno dei brani citati nella tesi – ‹‹ci offre un mezzo pronto e flessibile per trattare gli incerti esiti dei nostri progetti e delle nostre aspettative(…). E’ il nostro talento narrativo che ci dà la capacità di trovare un senso nelle cose quando non ce l’hanno››.
E ancora: ‹‹È vero che il mondo che affiora in un racconto, per essere verosimile, deve rispettare i canoni della coerenza logica, ma è anche vero che tale coerenza può rappresentare degli strappi che alimentano il dramma; è ciò che avviene nei romanzi di Kafka, dove l’illogica arbitrarietà dell’ordine sociale rappresenta il nerbo del dramma, nonché nelle commedie di Pirandello o di Beckett, dove il principio di identità, a = a, viene violato con un estro geniale che svela una molteplicità di prospettive diverse. Parimenti, anche l’arte della retorica prevede l’uso di esemplificazioni drammatiche capaci di rafforzare un’argomentazione dall’impianto sostanzialmente logico.››
‹‹Ma, con tutto ciò›› – prosegue Bruner ( la citazione è da “La mente a più dimensioni”, editore Laterza) – ‹‹la validità di un racconto (sia che presuma di rispecchiare la verità, sia che si riconosca frutto di immaginazione) viene stabilita sulla scorta di criteri diversi da quelli a cui si ricorre per giudicare l’adeguatezza o la correttezza di un’argomentazione logica.››
Da consultare, leggere, approfondire.
(l’immagine è la stessa utilizzata nella copertina del libro “La ricerca del significato”, edito da Bollati Boringhieri)
é incredibile quanto si sbagli ogni volta che si studiano questi maestri del pensiero! Li si considerano tali giganti che ci si limita a studiarne le idee e le argomentazioni, quasi ritenendo che essendo la loro visione immortale e faro per generazioni di umili “manovali” dell’educazione (insegnanti, formatori, educatori…), non sia possibile che esistano in carne ed ossa. Invece, quando si prende coraggio e li si consulta, li si scopre persone piacevoli, umane e disponibili. Credo che la dott.ssa De Lorenzo abbia vissuto un’esperienza indelebile e sono certo che ne sarà stata contagiata. Un grosso in bocca al lupo e grazie per aver messo a disposizione questa tesi che leggerò avidamente!
Ciao Michele !
Hai ragione, è un’esperienza che mi porto nel cuore, come tante altre in cui, per natura/naturalezza scelgo di puntare sempre in primo luogo sull’umana relazione, sempre e comunque. Il problema è nostro qui in Italia, dove siamo abituati alle lobbie, ai ruoli, agli status, agli ossequi reverenziali a prescindere, dove per avere un’informazione da un prof qualunque devi srotolare la lingua e inginocchiarti sui ceci, e pregare. Il delirio del potere è un male di una NARRAZIONE sbagliata, di un racconto malato, ma che ci piace tanto ancora.
Altrove invece le storie sono diverse.
Attendo ancora un video di una intervista a lui da una professoressina italiana, sono passati circa… 10 anni…ma nel frattempo ho incontrato Bruner 2 volte, l’ho abbracciato almeno 5, ci scambiamo mail frequentemente, ci ho cenato con la semplicità con cui l’avrei fatto con un amico di vecchia data, ci ringraziamo reciprocamente…perchè reciprocamente umani, reciprocamenti portatori di esperienze.
Ci stupiamo della naturalezza rendendola straordinaria, quando in verità è l’ordinario, è l’essenza…è tutto ciò che conta, tutto ciò che rac-conta e sopratutto, tutto ciò che resta.
un abbracio 🙂
Marta