Julio Monteiro Martins

1“Ieri 24 dicembre lo scrittore Julio Monteiro Martins ci ha lasciato, all’età di 59 anni. La notizia è arrivata dall’ospedale di Pisa (era stato colpito da uno di quei mali che vanno di fretta e ti lasciano sì e no il tempo di accorgertene) e ha iniziato a diffondersi nel pomeriggio, io l’ho letta su un blog dopo la mezzanotte. Avevo conosciuto Julio nel gennaio del 2009 quando venne a Jesi per gli incontri della terza edizione di Alfabetica (dedicati alla nuova letteratura in lingua italiana, non ci piaceva l’etichetta di ‘scrittura migrante’). Al mattino l’avevo accompagnato in una classe dell’Istituto d’Arte, poi per un’intervista a Radio Tlt, al centro di aggregazione giovanile, e alla sera alla sala maggiore della Biblioteca Planettiana. In biblioteca ci aveva raggiunto anche la scrittrice Cristina Ali Farah. La sala era piena e attenta. E poi, promotori di Alfabetica e scrittori tutti a cena insieme, a chiacchierare fino a tarda ora. La sera prima l’avevamo trascorsa da soli, a chiacchierare io e lui a zonzo per Jesi fino a tarda notte, con le strade svuotate, deserte, a scambiarci storie. Lui ne aveva molte da condividere, con la sua vita così ricca. “Sono come una candela che brucia intensamente, da tutte e due le parti” amava dire ma questa volta la candela è stata spenta in anticipo da un vento improvviso. Al mattino aveva aperto così l’incontro a scuola, leggendo il racconto “Antenne” (pubblicato nella raccolta “L’amore scritto”, Besa editore). Un operaio sale su un tetto per un lavoro e all’improvviso lo colpisce un vento fortissimo. “È il vento della vita”, diceva Julio ai ragazzi: “Normalmente soffia un po’ alla volta e riesci a sopportarlo ma altre volte arriva tutto insieme e non puoi resistergli”. Il protagonista del racconto ha appena il tempo di fare qualche telefonata per risolvere le ultime cose e non lasciare nulla in sospeso, ma viene interrotto a metà dell’ultima frase: “Ora non ce la faccio più. Sii forte anche tu amore mio! Ti amo tanto! Ma che ca-“. L’uscita on line del prossimo numero di Sagarana Julio l’aveva prevista per il 15 gennaio.
Ricordo con piacere quella lunga camminata in notturna per le strade di Jesi, una di quelle in cui il tempo si dilata e va oltre, riesce a spaziare: i suoi racconti, le vicende brasiliane e in altri paesi, la scrittura, l’annuale appuntamento letterario di scrittrici e scrittori migranti a Lucca, la rivista on line da lui diretta, Sagarana, gli amici in comune che anch’io iniziavo ad avere grazie al nostro piccolo festival di Alfabetica a Jesi, e tante altre cose. Una persona di simpatia immediata, grande affabulatore e anche animatore e ascoltatore. Saranno molti gli amici che ne sentiranno la mancanza, da quelli che gli erano più vicini a tutti quelli che lo frequentavano meno ma avevano avuto comunque occasione di incontrarlo oppure lo seguivano leggendo i suoi racconti o la sua rivista Sagarana. Qualche volta ho avuto anch’io l’onore di vedere pubblicato qualche racconto che con un po’ di timidezza gli avevo spedito, ma Julio sapeva essere incoraggiante e trovava sempre la giusta collocazione. “Siamo tutti veri scrittori, ognuno a modo suo”, risponde Julio in un’intervista di Lorenzo Spurio di qualche tempo fa. Discutevano per l’occasione sulla differenza tra “scrittori migranti ” e “migranti scrittori” ma Julio seguiva un discorso non circoscritto all’argomento ma valido a tutto campo: “Semmai, se devo proprio fare una distinzione tra “veri scrittori” e “falsi scrittori” direi che “falsi scrittori” sono quelli che scrivono con fini strettamente commerciali, gli autori dei “best seller” o candidati a tale, che scrivono una sorta di spazzatura modellata di proposito per corrispondere a un conformismo prefabbricato dal marketing delle case editrici e dello squallido collaborazionismo di una certa stampa.” Ci mancherà.
www.sagarana.net

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